Breve campionario per rimanere solo ai titoli e senza entrare nel merito degli articoli: Dopo la miseria portano le malattie (chiaramente razzista, per far passare il concetto che un caso di malaria fosse dipeso dalla presenza di migranti).
Torna il colera a Napoli, lo hanno portato gli immigrati, trasformando un caso in una minaccia.
Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay – c’è poco da stare allegri. Di una omofobia imbarazzante.
Comandano i terroni, sul nuovo governo. Anche qui un titolo discriminatorio.
Poi la famosa “Patata bollente” per fare bieche allusioni contro la sindaca di Roma Virginia Raggi e il volgarissimo Renzi e Boschi non scopano, gioco di parole allusivo.
E in tema di allusioni sessiste un imbarazzante titolo “Più patate meno mimose” fatto per l’8 marzo.
Razzismo, sessismo, omofobia e discriminazione.
La bassezza raggiunti da quelli di Libero verso una figura nobile come quella di Nilde Iotti non è altro che l’ultimo di una serie di scempiaggini che va avanti da anni.
Tutti possono sbagliare. Tutti possono fare un titolo che offende qualcuno. Tutti possono scrivere un articolo inappropriato.
Ma qui è diverso: queste scempiaggini sono una vera e propria linea editoriale.
Tutti si scandalizzano ma Libero continua a stare tra le testate riconosciute quali opinion leader.
Proprio l’altro giorno, in uno dei suoi bellissimi interventi, lo scrittore Stefano Massini ha detto: “Per tantissimo tempo, nella storia dell’uomo, abbiamo avuto paura del male: i diavoli, le streghe, si scolpivano nelle chiese in modo da essere terrificanti, perché la gente doveva aver paura del male. Oggi no. Anzi siamo affascinati dal male: il male porta audience, porta ascolto”.
Verissimo.
Uno che nel 2019 titola sui terroni, dà la colpa ai migranti delle malattie, usa espressioni volutamente volgari nei titoli dovrebbe essere messo ai margini della professione.
Quale può essere l’autorevolezza politica, civile e morale su chi parla della “patata bollente” della Raggi sul governo, sulle Sardine, su Greta, sulla violenza alle donne, sui migranti e sul messaggio del Papa o su qualsiasi altra cosa?
E allora perché quelli di Libero continuano a essere invitati in televisione nonostante i loro titoli spesso abietti e deontologicamente discutibili?
Cosa devono fare di più per non essere considerati giornalisti degni di parlare in trasmissioni importanti? Titolare direttamente con una bestemmia? O cosa oltre aver sparso razzismo, xenofobia, discriminazione e ogni cosa che solo pochi anni orsono avrebbe sollevato sdegno?
Perché uno di loro e non il razzista della porta accanto?
Nei giorni scorsi in Cile c’era un signore che negava i crimini di Pinochet. Con molta gentilezza lo hanno fatto alzare e mandato via dalla trasmissione, perché non si poteva usare un mezzo di diffusione per spargere menzogne e offendere le vittime così impunemente.
Perché da noi no?
Gli interventi di Massini sono (giustamente) da applausi. Sarebbe però bello se fossero davvero ascoltate e trasformate in fatti.