Una task force contro le false notizie? Il monopolio della verità è l’anticamera del totalitarismo

L'idea della Commissione richiama al Ministero della Verità che in 1984, il romanzo distopico di Orwell, aveva il compito di dettare gli slogan utili a controllare e guidare la popolazione

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Antonio Rinaldis Modifica articolo

9 Aprile 2020 - 19.56


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Il diavolo si nasconde dai dettagli. E a volte anche le migliori azioni tradiscono cattive intenzioni. Qualche giorno fa il sottosegretario con delega all’editoria Andrea Martella ha deciso di creare un’unità di controllo che ha il compito di contrastare la diffusione di false notizie sul coronavirus. Alle accuse che gli sono piovute da più parti il sottosegretario ha risposto che non si trattava di limitare la libertà di pensiero e neppure di imporre una censura sull’informazione, ma di combattere “la disinformazione e non le opinioni”. Di questa Commissione faranno parte tecnici scelti dal governo, esperti di comunicazione, giornalisti e infine anche un medico.
Non c’è alcun dubbio che da quando è iniziata l’emergenza covid-19 c’è stata una vera overdose di informazioni, di esperti o presunti tali che hanno sostenuto le tesi più bizzarre e contraddittorie, creando una generale confusione in un’opinione pubblica sempre terrorizzata.

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Ed è altrettanto vero che le società post moderne producono una quantità sterminata di dati, provenienti da fonti che non sono sempre attendibili e controllabili, e che oramai nessuno si preoccupa di verificare quanto sostiene, ma l’idea della Commissione richiama al Ministero della Verità che in 1984, il romanzo distopico di Orwell, aveva il compito di dettare gli slogan utili a controllare e guidare la popolazione. Il monopolio della verità è l’anticamera del totalitarismo, ed è sempre legato alla necessità di difendere i cittadini nei momenti di grave emergenza.
Pensiamo che proteggere i cittadini dalle false opinioni non possa essere la preoccupazione di un governo, perché il fondamento di una società democratica e libera si regge sul riconoscimento della capacità critica di ciascun cittadino, che deve essere trattato come un adulto e non come un bambino da tutelare.

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