di Adelmina Meier
“I dipendenti Rai hanno il diritto di accedere a tutti gli atti prodotti per l’assegnazione di incarichi e avanzamenti di carriera”. La sentenza è del Tar del Lazio, è dello scorso 16 novembre, e ribadisce il principio della trasparenza negli atti dell’attività amministrativa. Principio, questo, che sembrerebbe scontato, e che invece raramente è stato, e continua ad essere, di casa in Rai.
Il Tar ha dato ragione ad una giornalista che si era rivolta al Tribunale Amministrativo dopo essere stata scartata in una promozione (nonostante percorso professionale e anzianità aziendale) a favore di un altro giornalista assunto dalla testata soltanto da quattro mesi.
Il pronunciamento del Tar del Lazio, al di là del caso specifico, promette di imporre una svolta al cattivo costume di viale Mazzini, quello largamente in uso di poter disporre con discrezionalità indiscussa nella determinazione di ruoli e promozioni al suo interno. Anche con un sostanziale sovvertimento di curriculum e valori dimostrati nelle selezioni. Così anche nel caso dei job posting, selezioni interne che dovrebbero essere determinate dalla valutazione oggettiva di curriculum, capacità e risultati del colloquio.
Invece, tutto si è sempre determinato al buio, c’è chi dice che in qualche occasione, anche recente, è capitato che il risultato ufficiale abbia. come capovolto la scala dei valori reali. Penalizzando, così, chi avrebbe dovuto trovarsi in testa.
Note, per esempio, le polemiche recenti sull’esclusione di Giovanna Botteri dalla corrispondenza di Bruxelles, lei che al job posting per la capitale europea aveva partecipato con un curriculum unico, con dentro tante missioni, la lunga esperienza di New York e in ultimo quella non facile della Cina, anche nel tempo durissimo del Covid con impegni h24 per raccontarci quel che accadeva.
Con l’importante sentenza di questi giorni, il Tar del Lazio ha, dunque, accolto le ragioni della giornalista cui era stato negato l’accesso agli atti. La sentenza ha sancito il diritto degli interessati a poter verificare sempre la corretta applicazione delle regole che disciplinano la formazione di nomine e graduatorie.
Come dire che da oggi in poi, alla Rai conviene evitare un prosieguo “corsaro” perché potrebbe costargli uno “tsunami” di azioni legali a buon diritto indirizzate alla chiarezza, alla trasparenza e alla corretta promozione dei valori. Niente gioco delle tre carte, insomma, si giochi a carte scoperte. Cavallo avvisato, mezzo salvato.