L‘unico modo che hanno per discutere è la violenza.
La “democrazia” dei no vax passa dai social, con messaggi privati (ma anche commenti pubblici) che vengono scaricati contro chi parla di Green Pass e obbligo di vaccini (tema su cui sta riflettendo anche il governo).
L’ultima a finire nel mirino degli anti-vaccinisti è stata la giornalista Marianna Aprile “rea” di aver espresso il proprio parere durante il suo collegamento con In Onda, la trasmissione andata in onda su La7 lo scorso 3 settembre.
Questo il tenore dei messaggi ricevuti e resi pubblici attraverso il suo profilo Twitter.
Ma magari aspetto i saldi, dai.
(Affettuoserie novax) pic.twitter.com/SEhpAaAUIs— Marianna Aprile (@mariannaaprile) September 6, 2021
Il tutto per essersi espressa così sulla possibilità di introdurre un obbligo vaccinale e sulla fetta – ancora consistente – di quelle persone che ancora non si sono sottoposti all’immunizzazione.
“Coi complottisti non ci può essere dialogo e confronto, sono come una tifoseria calcistica. E’ lì che si giocherà la partita dell’obbligo vaccinale: se la fetta dei no-vax rimarrà consistente, nell’ordine dei 3 milioni, non ci sarà alternativa all’obbligo”.
Un parere, un suo pensiero legittimo. Non certamente una decisione da parte del governo. Eppure il mantra democratico dei no vax (no, in questo caso non si può parlare di “scettici sul vaccino) prosegue con i classici cliché della violenza dialettica.
Insulti e minacce di morte, con i social network a fare da sfondo a questi deliri: così prosegue l’attacco dei no vax nei confronti di giornalisti e operatori dell’informazione.
Perché spesso quell’insofferenza che emerge dal mondo digitale si ripropone anche nella vita reale: Nei giorni scorsi – tra i tanti esempi – la manifestazione sotto la redazione di Libero quotidiano e l’aggressione nei confronti dell’inviato di Repubblica a Roma.