di Manuele Calvosa
Onorevole Anzaldi, in un’intervista a “Repubblica” l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, illustra la sua “rivoluzione” per l’azienda dopo l’approvazione del nuovo Piano organizzativo. Che ne pensa?
“L’intervista di Fuortes a Repubblica è davvero preoccupante, si ha l’impressione che parli per luoghi comuni. Ma soprattutto manda messaggi che alimenteranno ancora di più l’odio nei confronti del canone e la disaffezione dei cittadini verso il servizio pubblico. Mentre il presidente Draghi annuncia un taglio delle tasse da 12 miliardi di euro, l’Ad della Rai ha il coraggio di chiedere altri soldi per la Rai proponendo ben due tasse in più: una da destinare al Fondo per l’editoria, da cui la Rai vorrebbe scippare decine di milioni di euro, e una per tassare smartphone e tablet. Parole davvero lunari. Peraltro Fuortes vorrebbe togliere soldi a quell’editoria che la Rai copia quotidianamente, visto che i tg vanno spesso a traino dei giornali sulle notizie, interviste e non solo, ed è il motivo per cui ho presentato una proposta di legge per far pagare alle tv i diritti quando usano articoli di carta stampata, con lo stesso meccanismo dei diritti dovuti alla Siae. Nel frattempo non si capisce a cosa debbano servire questi soldi in più che la Rai pretende, se non ad alimentare gli sprechi di Viale Mazzini”.
Quindi la sua è una bocciatura su tutta la linea? Non condivide, ad esempio, le parole di Fuortes sull’allontanamento dei partiti?
“Fuortes dice che i partiti non lo chiamano? Non ne hanno bisogno, visto che lascia ai loro posti proprio i direttori indicati dalle forze politiche. Dopo 5 mesi dalla nomina non si è visto nessun cambiamento e addirittura le indiscrezioni dicono che i direttori scelti durante il governo gialloverde verranno confermati, se non promossi. Mesi e mesi di violazioni, denunce all’Agcom, palesi squilibri, ma per Fuortes sembra che vada tutto bene. Davvero imbarazzante, come imbarazzanti sono state le parole di Fuortes sull’informazione”.
A cosa si riferisce?
“L’amministratore della Rai ci ha spiegato che secondo lui la riforma dell’informazione non è una priorità e addirittura intrattenimento e fiction sarebbero generi prioritari rispetto all’informazione. Mai nessun vertice del servizio pubblico si era spinto ad una dichiarazione così avventata. L’informazione e il pluralismo rappresentano il primo dovere del servizio pubblico, lo prevede il Contratto di Servizio, proprio perché sono ambiti strategici sui quali solo la Rai ha l’obbligo nonché tutte le risorse per garantire piena imparzialità, correttezza, deontologia. Se non lo fa la Rai, dovrebbero farlo i privati, che hanno comunque degli editori cui dover rendere conto? Si può regalare alle tv commerciali un settore così delicato? Fuortes si è chiesto perché quando c’è un evento i cittadini pensano subito alla Maratona Mentana e non a una Maratona Rai, che peraltro non esiste?”.
Crede che Fuortes avrebbe dovuto procedere con il Piano della Newsroom unica?
“C’è un Piano News pronto, approvato in Cda alcuni anni fa, approvato anche in commissione di Vigilanza, che farebbe risparmiare 70 milioni di euro all’anno e porterebbe la Rai al pari di tutte le altre tv pubbliche d’Europa: perché viene ancora tenuto nel cassetto? È normale avere ancora 8 testate, decine di vicedirettori e centinaia e centinaia di graduati nelle redazioni giornalistiche Rai? Su questo l’Ad dice oggi che in pratica non intende fare nulla. E allora quale è la differenza con i suoi predecessori?”.