Il nostro Paese agli inizi degli anni Sessanta si trova immerso nel boom del miracolo economico e ha già conosciuto i fasti della Dolce Vita. Ma il 1965 è un anno davvero indimenticabile per i giovani romani e non solo: il 17 febbraio apre a Roma il Piper Club, il locale creato e ideato per soddisfare la voglia di trasgressione e ribellione dei ragazzi dell’epoca.
Nel docufilm “Piper Generation. Beat, shake & pop art negli anni Sessanta”, in onda martedì 29 agosto alle 23.25 su Rai 5, le testimonianze esclusive dei protagonisti che hanno fatto la storia del favoloso club romano: da Roberto D’agostino a Mita Medici, da Marina Marfoglia a Tito Schipa Jr. e tanti altri, ma anche i filmati vintage delle Teche Rai e dell’Istituto Luce, con immagini storiche di Patty Pravo, Caterina Caselli, Renato Zero e addirittura Mina e Totò che si esibiscono al Piper Club. In quello stesso club, nel giugno 1965, arrivano, per la prima e unica volta, i Beatles in Italia, mentre la musica e le mode stanno finalmente cambiando e la Rai trasmette “Bandiera Gialla” alla radio con Arbore e Boncompagni.
Sono gli anni in cui si discute sul divorzio, si propone l’educazione sessuale nelle scuole e si parla di aborto legalizzato.
Al Piper in via Tagliamento, le ragazze arrivano in minigonna, con cinturoni di cuoio e capelli con la frangetta, mentre i ragazzi indossano pantaloni di velluto a coste a vita bassa, stivali a punta e sfoggiano pettinature che si rifanno a quelle dei Beatles. Il Piper diventa il cuore del cosiddetto Beat italiano, il tempio della gioventù “Ye’-Ye’”, mettendo in scena tutti i complessi dell’epoca, dando loro un palco dove potersi esibire e confrontare con i ragazzi.
ll Piper Club è stato il “Big Bang” della “club culture” italiana, diventando il punto di partenza del divertimento giovanile dalla metà degli anni ’60, restando fino a oggi uno dei locali più longevi d’Europa.