Il 6 settembre a Venezia, in occasione dell’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica, è stato presentato e proiettato il docufilm “Stato di Grazia”, opera d’esordio di Luca Telese. Quel giorno, a testimoniare l’interesse del Governo, era presente alla prima addirittura il sottosegretario al ministero della Cultura, Gianmarco Mazzi. Il film racconta il calvario giudiziario di Ambrogio Crespi. Il titolo “Stato di Grazia” si riferisce allo stato giuridico in cui si trova Crespi, ossia quello di un uomo che è tornato dalla sua famiglia ed al suo lavoro solo perché il presidente Mattarella ha deciso di concedere la Grazia parziale.
Vittima di un’incredibile vicenda giudiziaria, che gli è costata 306 giorni di carcere di cui 106 giorni nel carcere di massima sicurezza di Opera a Milano, il regista è stato condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso in associazione di tipo mafioso per fatti commessi tra il 2010 e il 2012, una strana storia di compravendita di voti tra malavitosi, che però era stata ritrattata dagli stessi malavitosi, che addirittura sono stati riconosciuti dal tribunale affetti di disturbi psichici, ma ciò non ha impedito la condanna di Crespi.
Crespi fa il regista e a lui si devono due docufilm dedicati alla giustizia: nel 2014 “Enzo Tortora: una ferita ancora aperta”; a seguire “Spes contra Spem”, un difficile racconto su ergastolo e situazione carceraria, fatto con tale attenzione che alla presentazione del film a Venezia partecipò l’allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Pochi giorni fa il film è stato presentato alla Camera dei Deputati, introdotto dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. La proiezione è stata introdotta da un dibattito dove il regista Telese ha illustrato il film con il senatore e sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il Procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, la presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, Giovanna di Rosa, l’avvocato Marcello Elia, che ha difeso Crespi, e l’amministratore delegato di Proger S.p.A. Marco Lombardi, che ha avuto la sensibilità e il coraggio di finanziare questo film.
All’interno del docufilm, a spiegare e testimoniare la follia di questa storia giudiziaria ed a prendere le difese di Crespi, Telese interpella tante prestigiose personalità, tra cui: Pietrangelo Buttafuoco (neopresidente della Biennale di Venezia); Gian Marco Chiocci (direttore Tg1 Rai); Peter Gomez (direttore del FattoQuotidiano.it); Clemente Mimun (direttore del Tg5); Francesco Storace (ex parlamentare, ministro della Salute, Presidente della Regione Lazio); l’europarlamentare Sandro Gozi.
Al di là dei giudizi personali, il fatto che il film sia stato presentato a Venezia con tanto di testimonianza del Governo e sia stato proiettato alla Camera dei Deputati con la presentazione del presidente Fontana ne testimonia il valore anche politico e culturale. Resta il fatto, però, che nonostante questi due importanti eventi e le personalità coinvolte, ancora il film non sia stato trasmesso né sia visibile su nessun canale televisivo.
Sembrerebbe una situazione paradossale o meglio una fake news eppure è lo stato delle cose, speriamo che il tamtam del web possa riuscire ad accelerare una decisione che, analizzando il percorso del film da Venezia ad oggi, sembrerebbe scontata ma in questo Paese nulla è certo. Eppure è un film la cui visione farebbe bene alla giustizia, alla politica e soprattutto agli italiani.