Censura e repressione stanno portando al suicidio la Rai

A Napoli, dove la ragazza è stata ferita dai manganelli della polizia, in azione solo per uno striscione da attaccare all'inferriata della sede Rai, si è scritta oggi la pagina più buia di giorni già bui attorno all'uso del Servizio Pubblico

Censura e repressione stanno portando al suicidio la Rai
La polizia carica i partecipanti ad un presidio davanti alla sede Rai di Napoli
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13 Febbraio 2024 - 15.46


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di Adelmina Meier

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Il volto della ragazza rigato dal sangue, la sua mano in fronte a frenare il sangue. Questa foto segna un pericoloso passaggio dello stato dell’informazione in questo Paese, e della stessa democrazia. Perché al centro della protesta della ragazza e di altre ragazze e ragazzi con lei alla manifestazione c’era la catena di censure che si è consumata in Rai e, a mezzo della Rai, al Festival e dietro il piccolo schermo.

A Napoli, dove la ragazza è stata ferita dai manganelli della polizia, in azione solo per la “minaccia” di uno striscione da attaccare all’inferriata della sede Rai, si è scritta oggi la pagina più buia di giorni già bui attorno all’uso del Servizio Pubblico in questo nostro inquietante tempo.

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Attorno al Festival di Sanremo, nei giorni della kermesse, in questi giorni, già nelle ore successive al Festival, quando il valore aggiunto del Festival era spalmato su tutto il palinsesto Rai, si sono viste e udite cose che voi umani non avevate mai visto e udito, avrebbe detto Roy Batty.

Sappiamo quel che è accaduto: documenti per precisare e delegittimare parole di pace e di umanità, cantanti e autori stoppati, osceni fuori onda con la zia degli italiani a cazziare i giornalisti rei di averla messa in difficoltà (coi vertici Rai) per le domande che non si fermavano alle canzonette, e giù di lì, in un procedere rovinoso che non pare arrivato al fondo. Quello verrà.

A questo punto – ai più apparirà provocatorio, ma è soltanto analitico – sfugge il margine di differenza tra il sistema che si sta dispiegando in Italia e un sistema come quello che domina nella Russia di Putin o di altre realtà dove il sistema informativo fa accendere la spia, avvertendo che si è in riserva.

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Se proprio una differenza si deve trovare, ahinoi, è la capacità di molti sistemi informativi repressi di manifestare sdegno e volontà di resistenza, sentimenti che non si intravedono nelle stanze dell’italico Servizio Pubblico.

Infatti, di fronte allo scempio del Servizio informativo pubblico non si hanno segnali visibili di indignazione che venga da giornalisti e lavoratori della Rai (un sit in non fa primavera), non si ha notizia di una presa di posizione dei giornalisti e dei lavoratori della Sede Rai di Napoli per la repressione del pensiero che si è consumata ai loro tornelli. Tutto va bene, madama la marchesa, diceva quella canzone francese che diceva di un servitore che cerca di rassicurare la marchesa mentre comunica che i cavalli sono morti nell’incendio delle stalle e che lo stesso palazzo è in fiamme. Disastro provocato da un suicidio.

Ecco, un suicidio appare quel che sta accadendo attorno alla Rai. Perché Sanremo e i cantanti e gli autori che al Festival hanno portato temi reali, sentiti dai giovani, avevano avuto il pregio di avvicinare i giovani alla tv e alla tv del Servizio Pubblico. Censura e repressione del pensiero li stanno riportando lontani. Se non è suicidio questo.

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