'Cecchi Gori – Una famiglia italiana' in onda il 17 agosto su Raiuno

Il documentario che racconta il complotto contro il grande Tycoon cinematografico

'Cecchi Gori – Una famiglia italiana' in onda il 17 agosto su Raiuno
Vittorio Gassman e Mario Cecchi Gori
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15 Agosto 2024 - 15.24


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Andrà in onda il 17 agosto su Raiuno eppoi sarà disponibile su Raiplay, Cecchi Gori – Una famiglia italiana diretto da Simone Isola e Marco Spagnoli, prodotto da  Giuseppe Lepore con l’amichevole partecipazione di Giancarlo Antognoni, Lino Banfi,  Roberto Benigni,  Valeria Marini,  Rocco Papaleo,  Leonardo Pieraccioni,  Claudio Ranieri,  Marco Risi, Giuseppe Tornatore e Carlo Verdone.

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Ed è il produttore Vittorio Cecchi Gori a raccontarsi, ripercorrendo la nascita e l’ascesa del più grande gruppo di produzione e distribuzione cinematografica italiano di tutti i tempi. E’ la storia di padri e figli, intellettuali appassionati, lungimiranti,  uomini talora deboli dinanzi alle tante donne delle loro vite, ma è anche il racconto di una bottega rinascimentale diventata industria. Un film realizzato attraverso foto e documenti inediti.
L’idea del film nasce da lunghi confronti con Vittorio Cecchi Gori, dallo studio dei suoi comportamenti, dalla voglia di raccontarsi e di raccontare la storia della sua famiglia. Un racconto costruito su materiali inediti, testimonianze esclusive, documentazioni fotografica, oggetti personali, appunti preparatori e di lavorazione, copioni di progetti cinematografici mai realizzati. 

La storia dei Cecchi Gori attraversa quella del nostro Paese, passando dal cinema al il calcio, dalla politica alla televisione: parliamo di mondi solo apparentemente distanti, mai come in questo caso il concetto di ‘confine’ deve essere inteso non già come ‘separazione’, ma piuttosto come ‘contiguità’. 

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Oggi Vittorio è un uomo solo, ma si sente ancora il magnate, il produttore, il Presidente della squadra di Calcio, il Senatore, il playboy; sono i frammenti di un passato dissolto rapidamente, davanti a noi riuniti, concentrati, distillati dal tempo, dalle traversie e dagli eccessi in un uomo che, di persona, è un pallido riflesso di quello raccontato dalla cronaca di oltre trent’anni di vita, affari e pettegolezzi. Gran parte del docu-film è stato girato nella sua casa patrizia con tracce sensibili dei pignoramenti indifferenti agli onori e alle glorie del passato, tra abat-jour mancanti, libri che non vuole pignorare nessuno e Oscar che non sono pignorabili, vive lui, ex rampollo di una delle più potenti famiglie italiane, oggi, anziano, malandato, ferito nell’animo, ma – nonostante tutto – ancora determinato e pronto a raccontare. Tornare a vivere nella casa dei genitori, acquistata con i ricavi de Il sorpasso, lo ha costretto a fare i conti con i propri vizi e le proprie virtù, con i successi e gli errori di una vita condotta al massimo. Chiusi i palazzi, finite le cene, rimasti vuoti i bicchieri di champagne e i letti una volta riempiti da donne abituate a schermi panoramici per le loro bellezze, Vittorio Cecchi Gori, come succede solo agli adolescenti scapestrati e ai nobili russi decaduti nei romanzi di Dostoevskij, è tornato a casa dei suoi genitori per non uscirne più. Ed è qui che in continuo rimando tra passato e presente, la macchina da presa vola per descriverne umori ed ossessioni, debolezze e grandezze, miserie e tracce di nobiltà perduta in un colpo solo. Per quello che sembra essere stato in parte anche un complotto contro un uomo che non si poteva permettere certe debolezze in momenti delicati. Oggi Vittorio è forse abbattuto, ma non sconfitto; amaro, ma non rassegnato; dispiaciuto, ma – a suo modo – gioviale e combattivo. Il docu-film è anche un modo per riconciliarlo con tutto quello che si è lasciato alle spalle, dopo aver scansato la morte con l’ictus che lo ha colto il giorno di Natale del 2017.  Un racconto storico, sociale e personale che – non senza sorprese – ripercorre un’epoca conclusasi per sempre: quella di centinaia di milioni di spettatori pronti ad entrare nelle sale cinematografiche, facendo staccare biglietti con la stessa leggerezza con cui gli olimpionici del tempo che fu, tagliavano traguardi segnando l’era di gesta eroiche. Anni d’oro del cinema italiano, anni bellissimi, anni perfino ‘facili’ come diceva un film del tempo, ma – soprattutto – anni irripetibili e indimenticabili. Incontreremo spesso Vittorio con la macchina da presa così: su una poltrona di un salotto solitario, con una vista mozzafiato su Roma che, però, non riesce più ad emozionarlo. In quello sguardo, infatti, sa che – comunque vada – quella città non lo ascolterà più come una volta quando il suo impero cine televisivo, ambiva a diventare un Terzo polo che nessuno voleva, perché avrebbe significato una perdita di potere e di posizioni per tutti i soggetti coinvolti. Ecco che Vittorio Cecchi Gori, dopo la buriana fatta di donne, eccessi e guerre legali e finanziarie, è pronto a parlare davanti alla macchina da presa che lo segue nel suo racconto di ricordi e di pensieri.

Un filo narrativo forte e lucido, dove i film e la biografia personale tracciano un primo piano narrativo interrotto – di tanto in tanto – dalle visite e dagli incontri con amici del tempo che fu: Giuseppe Tornatore, Roberto Benigni, Carlo Verdone, Marco Risi, Leonardo Pieraccioni – tra gli altri – vengono a trovare Cecchi Gori nel suo appartamento per condividere un pezzo del suo cammino, una parte del viaggio. E l’altra parte, invece, è affidata alle immagini di repertorio, ai film, a pezzi ritrovati – come foto private, documenti e perfino cortometraggi – di un glorioso passato, sepolto sotto l’eruzione giudiziaria di una rabbiosa gragnuola di cause, esposti e ricorsi che hanno sciolto la storia di un’intera società, lasciandone, in compenso, il calco indelebile nel cinema italiano di oggi, sempre pronto a dimenticare e – come si sa – ad andare in soccorso del vincitore.

Cecchi Gori, dunque, è la storia di una grande famiglia: di padri e di figli, di uomini forti e deboli, ma è anche il racconto di una bottega rinascimentale diventata industria con l’ambizione di trasformarsi in qualcos’altro ancora. Un luogo, uno spazio popolato da talenti e, oggi, anche da fantasmi.  “Una casa stregata” dai successi, ma anche da un destino che ha fermato il tempo e spento il proiettore dei ricordi.

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