di Marcello Cecconi
Tutto ebbe inizio alle ore 21 di mercoledì 10 settembre 1952 quando andò in onda il primo telegiornale della storia. E’ pur vero che le trasmissioni regolari della Rai iniziarono più tardi, il 3 gennaio del 1954, ma quel giorno prese il via il ciclo sperimentale del TG che per trent’anni, fino all’ingresso delle televisioni commerciali di Berlusconi, era considerata la voce della verità.
“L’ha detto la televisione”, sentenziavano milioni di italiani che avevano posizionato in salotto quell’elettrodomestico ingombrante che, a differenza della radio sistemata nell’incasso vetrato del mettitutto, aveva bisogno di un mobiletto personale.
Quel 10 settembre fu una vera rivoluzione dell’informazione che sino ad allora era delegata ai giornali e alla radio. I quotidiani, dopo la guerra continuavano a nascere o a consolidarsi; erano 107 nel 1952 e costavano 25 lire. La radio che era intrattenimento e propaganda di regime nel ventennio, durante la guerra crebbe sempre più come strumento democratico di contro informazione e nel dopoguerra continuò ad avere il suo importante spazio che poi sarà minato proprio dall’espandersi degli apparecchi televisivi.
Il telegiornale nacque dando le immagini in bianco e nero alle voci del giornale radio e una maggiore immediatezza alle stantie notizie del cinegiornale che perduravano settimane all’interno dei cinema di periferia. Il primo fu trasmesso dagli studi Rai di Milano, ebbe una durata di 15 minuti e una scaletta divisa fra notizie dall’Italia, dall’estero e di sport.
Si cominciò da un servizio preparato per i funerali del Conte Sforza al quale ne seguì uno sulla regata storica di Venezia. Continuò con uno sguardo sull’Europa con la corrida portoghese e un servizio sulla campagna elettorale americana che il 4 novembre successivo avrebbe visto il successo di Dwight D. Eisenhower che riportò i repubblicani alla Casa Bianca dopo oltre venti anni. Per lo sport il servizio fu dedicato al Gran Premio di Monza di Formula 1 che tre giorni prima era stato vinto, per l’ultima volta, da Alberto Ascari su Ferrari 500.
Il direttore di quel telegiornale sperimentale fu Vittorio Veltroni e il conduttore in studio era il romano Riccardo Paladini che conserverà il ruolo anche con il regolare telegiornale del 1954. In quel periodo per installare le enormi macchine da presa per una diretta erano necessari alcuni giorni e per questo non erano previsti collegamenti esterni. Era già complicato montare in studio i servizi per carenza di immagini tanto che anche cinque mesi dopo, marzo del 1953, il servizio che annunciava la morte di Stalin era dotato di immagini vecchie di lui, che in splendida forma, partecipava a un funerale di Stato nella Piazza Rossa di Mosca.
Ma non poteva mancare la sigla. Si adattò il jingle “Giramondo” dal programma radiofonico I Quattro moschettieri di Nizza e Morbelli che andò in radio fra il 1934-37 e che fra i protagonisti aveva un giovanissimo Nunzio Filogamo nella parte di Aramis. Con alcune rivisitazioni è ancora quello.