di Serena Fiorletta
È finito il conto alla rovescia. La gente arriva alla spicciolata sulla piazza del Pantheon e i turisti incuriositi lasciano spazio ai manifestanti. Arrivano dotati degli ormai noti post.it gialli che portano appiccicati sulle borse, sulle magliette, sui volti accaldati, con su scritto “no al bavaglio”, “basta”, “libertà”.
È una piazza che vede la presenza di qualche politico ma sopratutto di cittadini, donne e uomini, giornalisti, pensionati, lavoratori vari, studenti e purtroppo gli immancabili precari.
I blogger
E tanti di loro sono i “famosi blogger”. Cioè gente comune che attraverso la rete scrive ciò che pensa e che sente. “Ho un blog perché è un’esigenza personale, mi ritaglio in questo modo uno spazio per poter esprimere il mio pensiero, non solo politico. Così la mia espresisone non è limitata solo ad alcune occasioni, posso farlo quando voglio”, spiega Gap, nickname di un blogger romano, che attraverso il web ha trovato confronto, attivismo e amici.
“Sono qui perché la riproposizione di questo decreto è l’ennesimo tentativo di limitare la libertà, non solo di stampa, ciò che è in pericolo è la democrazia tout court; mettere in discussione la libertà della rete è mettere in discussione la libertà stessa, ma in fondo questa fa paura a qualunque potere” conclude sarcastico Gap.
“Qui per la libertà”
“Su internet posso seguire ciò voglio, mi costruisco la mia informazione, attraverso i giornali e attraverso vari blog”, dice Riccardo, guida alpina laureato in antropologia, “non ho un blog ma voglio che chi ce l’ha continui a farlo, voglio che tutti possano avere accesso ad un’informazione libera dai poteri, gratuita e non doverci accontentare solo della televisone, quella italiana poi…”.
Anche i meno giovani
La gente in piazza ha voci diverse per un unico e coerente discorso, la libertà di informazione e non solo, “perché c’è sempre pericolo che i nostri diritti ci vengano tolti”, dice Mimma, “io sono pensionata ma tutti questi giovani in piazza che non sapranno neppure cosa è una pensione? A loro i diritti fondamentali sono negati. Non bisogna mai abbassare la guardia. Io sono andata anche ad una lettura pubblica sull’articolo 21, perchè l’informazione è quello che ci tutela dai soprusi”.
Una piazza variegata
“Non ci dobbiamo far spaventare, né farci mettere uno contro l’altro. Il mondo della rete c’è, è attivo e non solo virtuale, infatti legge i giornali, usa internet e si riversa nelle piazze”, le fa eco Giorgio, impiegato appena uscito dal suo ufficio.
I giornalisti
È una piazza variegata e non mancano ovviamente i professionisti dell’informazione, i giornalisti, sono in tanti nella piazza, per fare il loro mestiere e per dire che sono pronti anche a non rispettare una legge che è in contrapposizione con la Costituzione e la legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. Lo affermano a gran voce associazioni come G.I.U.L.I.A (Giornaliste unite libere e autonome), nata in questi giorni da una riunione di giornaliste professioniste che in quanto donne sanno bene cosa vuol dire essere silenziate e impossibilitate a parlare. “Questa legge è liberticida, più di altre, imbavaglia perfino i blogger, i giornalisti e le giornaliste non possono non tornare in piazza”, dice Silvia Garambois, della neonata associazione, “torniamo anche in quanto donne a denunciare che nonostante la parità numerica di giornalisti uomini e donne in Italia, nei vari enti e nei ruoli di potere e decisionali, le donne sono in netta minoranza quando non assenti. Ad esempio su oltre 70 consiglieri dell’Inpgi solo sette sono donne”. “Noi non vogliamo alcuna quota rosa, noi vogliamo l’equa rappresentanza, ciò è importante anche perché ci prefiggiamo l’obiettivo di intervenire tutte le volte che i media offenderano le donne”, conclude Garambois.
I precari dell’informazione
E questa è l’occasione anche per chi questo mestiere lo fa da precario, sono infatti presenti i giovani giornalisti precari romani riuniti nell’associazione “Errori di Stampa”, che dicono di essere qui contro la legge bavaglio ma anche contro il bavaglio messo a chi è costretto a vivere da precario, “Errori di Stampa non può che solidarizzare con l’iniziativa sindacale e appoggiarla scendendo in piazza con i colleghi”, dice il portavoce Matteo Valerio, “ma riteniamo che sia fondamentale fare un passo indietro nel ragionamento, per poterne poi fare due avanti. Siamo d’accordo che un ddl che non permetta la diffusione dei contenuti, delle presunte prove di illeciti fino al momento dell’appello nell’iter processuale, metta di fatto un inaccettabile bavaglio alla cronaca giudiziaria”.
Ma ci viene spontanea una domanda: al netto di questo decreto, il sistema dell’informazione attuale, che si regge sempre di più su precariato, esternalizzazione del lavoro, collaboratori a pochi euro a pezzo, è veramente libero e senza censure? “I grandi organi di informazione che conducono le grandi battaglie contro il bavaglio farebbero bene a guardarsi in casa e a porsi qualche domanda su come stanno tirando su nuove generazioni di giornalisti”, conclude Valerio mentre sulla piazza arrivano i politici e si apre il comizio.
E le mamme
“Insomma intervistate noi e non i politici e i vari rappresentanti istituzionali” dice Luz, una blogger, “siamo noi e chi fa informazione ogni giorno ad essere minacciati e non solo nella libertà di espressione, parlo come donna, come blogger, come lettrice, come madre di figlie precarie”. La piazza intanto continua a riempirsi.