Trinacria strangolata. A cinque giorni dall’inizio della protesta organizzata dal Movimento dei Forconi, l’intera isola piange le conseguenze del blocco forzato dei trasporti. Pompe a secco, scaffali vuoti nei supermercati, mercati rionali deserti e traffico in tilt nelle principali vie di comunicazione. A tutto si aggiunge il pericolo che lo sciopero possa essere in qualche modo strumentalizzato dalla mafia. Decisa, anche in questo delicato frangente, a rivendicare il proprio peso nell’economia siciliana.
Allarme mafia. Ieri il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, è stato chiaro. «Tra gli agricoltori e gli autotrasportatori che stanno creando notevoli danni al sistema imprenditoriale –ha dichiarato – abbiamo rilevato direttamente, e attraverso i nostri associati, la presenza di personaggi legati alla criminalità organizzata». Giacomo Terranova, parlamentare nazionale di Grande Sud chiede prove. «Chi sa parli nelle sedi opportune con i magistrati non solo con i giornalisti, altrimenti si rischia di essere poco credibili».
Colletti bianchi. «La vera mafia è tra i colletti bianchi di Confindustria e tra le associazioni di categoria». Così il presidente dell’Aias e leader del Movimento dei Forconi, Giuseppe Richichi, ribatte alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Sicilia. «Queste affermazioni sono prive di fondamento. Prima di pronunciare frasi del genere bisogna avere le prove, siamo pronti a presentare una querela per diffamazione. Lo Bello pensi piuttosto a fare pulizia all’interno dei propri iscritti». Pulizia sui dei fronti sarebbe meglio.
I forconi. Il Movimento dei Forconi, nato alla fine della scorsa primavera in seguito ad un gemellaggio tra i pastori sardi e gli agricoltori siciliani, chiede al governo regionale e nazionale sgravi sul costo dei carburanti prodotti nelle raffinerie isolane e misure economiche in favore di autotrasportatori, agricoltori, pescatori e disoccupati piegati dalla crisi che attanaglia tutto il Paes. Massiccia l’adesione di studenti e semplici cittadini che infoltiscono i presidi presenti in tutta l’ isola. Ma ora siamo all’emergenza Sicilia.
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