Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità in Puglia, ex Pd e attuale senatore del Gruppo Misto, “può tornare a commettere reati dal momento che continua a mantenere relazioni e rapporti con burocrati e funzionari rimasti all’interno dell’amministrazione sanitaria, grazie al suo ruolo politico di senatore”. In questo modo la Sesta sezione penale spiega il perché, lo scorso 16 dicembre, ha respinto il ricorso di Tedesco accusato di associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità in Puglia.
In particolare, la Suprema Corte fa notare che “si è rilevato
come il pericolo di reiterazione nei reati è rappresentato dai
dimostrati collegamenti e interessi che l’indagato ha con la Aesse
Hospital, società operante nel settore della sanità e facente capo
alla famiglia Tedesco”. In pratica la Cassazione, facendo proprie le motivazioni del Tribunale di Bari dell’aprile 2011, osserva che “le dichiarazioni relative all’esistenza di una sorta di ‘manuale
Cencelli’ per le nomine dei dirigenti, che seguivano le indicazioni provenienti dalla politica, e di un sistema di spartizione degli appalti tra imprenditori in ragione dei loro legami politici, non ricevono conferma e riscontro solo da una conversazione intercettata il 29 gennaio 2009″.
In conclusione, piazza Cavour osserva che “l’ordinanza ha
coerentemente motivato sui gravi indizi di colpevolezza a carico
dell’indagato, dimostrando, allo stato, l’esistenza di un contesto
associativo, capeggiato da Tedesco, finalizzato all’acquisizione della gestione e del controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per la realizzazione di profitti e vantaggi ingiusti, anche a favore di imprenditori utilizzati per sostenere la propria campagna elettorale”. Nei confronti del senatore confluito al Gruppo Misto, il Parlamento ha sempre negato l’autorizzazione a procedere.