Papa e Dalai Lama, due stili a confronto

Immaginiamo due grandi attori che devono alternarsi la scena su un palcoscenico importante... E poi la questione del pagamento del canone Rai.

Papa e Dalai Lama, due stili a confronto
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26 Giugno 2012 - 18.21


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di Maddalena Papacchioli

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Immaginiamo due grandi attori che devono alternarsi la scena su un palcoscenico importante, davanti a un pubblico entusiasta e a una critica attenta. Prima della prima, la tensione sale a livelli alti e il primo attore cede alla tentazione di ritardare l’apertura del sipario, almeno finché ogni minimo dettaglio non sia perfezionato, a garantire la qualità ottimale della sua performance.
Allora, immaginiamo che questi, preso dal panico, preghi il secondo di precederlo. Con una scusa qualsiasi, del tipo: “Vai avanti tu, che io sto ancora al trucco”.
E così, contro ogni previsione, viene stravolta la scaletta dello spettacolo e il pubblico è spiazzato perché, per quanto si sforzi di capire, non c’è filo logico. Il secondo atto è recitato per primo e viceversa. Siamo di fronte ad una forma spicciola del teatro dell’assurdo.

Fuor di metafora.
Il palcoscenico è doppio: Mirandola e Rovereto di Novi. I due attori sono: il Papa e il Dalai Lama. Succede questo: domenica scorsa il Dalai Lama, massima autorità del buddismo tibetano, è appena approdato In italia per una serie di incontri istituzionali. Apprende la notizia del recente terremoto in Emilia e si catapulta a Mirandola, senza troppi annunci e preparativi, per visitare le popolazioni colpite. Giunto sul posto, cammina (a piedi) nella zona rossa del centro, circondato (da vicino) dalla gente accorsa, sorrisi e abbracci di conforto. Stessa scena si ripete nel campo attrezzato con gli sfollati delle tende.

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Dice il Dalai Lama: “E’ il momento di lavorare duro. Solo così potrete ricostruire le vostre case, pensando al futuro.” E ancora: “Ho provato un grande dispiacere quando ho saputo di questo disastro. E siccome non è bello presentarsi a mani vuote in un posto dove è accaduto tutto questo, ho deciso di donare altri 50000 dollari” (nota: oltre ai 50000 donati precedentemente).

Due giorni dopo, martedi. E’ l’entrata in scena di Papa Benedetto XVI. Per ragioni di sicurezza, dalla prima mattinata, vengono chiusi al traffico alcuni tratti della provinciale e blindate alcune vie interne a Rovereto di Novi.
Dice il papa: “Fin dai primi giorni sono sempre stato vicino a voi con la preghiera e con l’interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura ho sentito più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi”.

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Retroscena: due giorni fa, una volontaria accorsa in Emilia per dare una mano, ha raccontato che la Digos si è presentata nella tendopoli di Rovereto, attigua al palco che si stava montando per lo show del pontefice, con l’intenzione di smontarla. Perché, secondo la Rai, quella tendopoli non poteva far parte della scenografia. Che, osiamo immaginare, sia stata perfettamente studiata e sia costata anche un bel po’ a noi cittadini.

Ora: finito lo spettacolo, e dovendo pronunciarsi la giuria, a quale dei due attori assegnereste, rispettivamente: un applauso e un fischio?

Ci permettiamo solo di far notare, senza volere in nessun modo influenzare il giudizio, che il primo attore in scena ha recitato senza aver studiato il copione per un mese, senza scenografia e senza claque, arrivando da molto lontano e non rappresentando la fede del pubblico. Il secondo, tutt’al contrario.

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Ultimo pensierino cattivo e blasfemo, a postilla. Sarà peccato molto grave perdere la voglia, in occasioni simili, di rinnovare il pagamento del canone radiotelevisivo?

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