Per capire la mafia è utile osservare alcune parabole personali. Quella che vi raccontiamo emerge da una cronaca giudiziaria di un paio di giorni addietro e che non ha avuto spazio nella cronaca nazionale. Partiamo da un dato: i magistrati chiedono di sequestrare beni per 450 milioni di euro, 900 miliardi delle vecchie lire. A chi? A Giuseppe Ferdico, che nel 1995 al fisco dichiarava poco più di 15 milioni di vecchie lire. Dieci anni dopo, nel 2005 la sua dichiarazione dei redditi già parlava di 35 milioni di euro.
Giuseppe Ferdico che al suo impero – a Palermo e in Sicilia è conosciuto come “il re dei detersivi” – aveva dato come logo una F e una G in blu e giallo, nasce come ambulante, nella zona nord di Palermo, la stessa che segnerà l’ascesa nel settore della grande distribuzione. Il dato geografico non è irrilevante, per i magistrati sono i capimafia di questa zona che puntano, scommettono e investono su Ferdico.
“Ferdico, un amico”, dice una campagna promozionale degli esordi, campagna affidata a due popolari comici siciliani. La formula del rampante ambulante di detersivi è vincente: prezzi d’attacco in un settore, quello dei detersivi, nel quale si è sempre mosso, anche quando aveva solo un furgoncino e un altoparlante per annunciarsi alle donne del quartiere. Ferdico è sempre rimasto uno alla mano, qualche lusso come le camicie ricercate o una bella auto, ma sempre tra gli scaffali dei suoi supermercati, vicino ai clienti. Supermercati che crescevano in numero e dimensioni, ma sempre nella zona nord di Palermo.
Licenza media presa durante il servizio militare, il minimo per ottenere una licenza commerciale, Giuseppe Ferdico, prima d’essere “baciato dalla fortuna”, fa mille mestieri: addetto alla gru in una impresa edile, poi venditore ambulante delle ceramiche di Santo Stefano di Camastra, quindi i detersivi porta a porta, infine il primo negozio “FG”. Tre anni soltanto e l’impero Ferdico prende il volo. L’ex ambulante non si ferma più, un’ascesa inarrestabile. Alla metà degli anni novanta, cinque punti vendita con la FG, anche se il reddito ufficiale farebbe ancora pensare a un modestissimo operaio. Poi i punti vendita salgono a 15, oltre ad un grande magazzino all’ingrosso. E’il tempo dei supermercati e dei centri commerciali, in Sicilia nascono come i funghi, con investimenti incredibili. E’ l’affare del tempo, e Ferdico c’è. Fa incetta di medi e piccoli centri commerciali e prende al libro paga gli ex proprietari. E assume, arriva ad avere 500 dipendenti. Nel frattempo sigla un’intesa con la divisione franchising del gruppo veneto che detiene il marchio Pam. Per alcuni punti vendita come logo sceglie il popolare nome “Metà”, perché il messaggio arrivi come arrivava l’invito alle casalinghe quando non aveva altro che furgoncino e altoparlante. La corona in testa se la concede a venti anni esatti dall’inizio dell’avventura. Nel 2001 apre un grande centro commerciale, sempre a Palermo nord, a Tommaso Natale. Non solo detersivi, come detta la nuova logica dei centri commerciali.
Veniamo al dato geografico, la zona nord di Palermo: è il feudo incontrastato dei boss Lo Piccolo, dei Pipitone, che in quasi un quarto di secolo avrebbero determinato, nell’ombra, la definizione di un impero commerciale e finanziario formalmente intestato all’ex ambulante.
Ad accusarlo, i pentiti, che hanno parlato di Ferdico come di un prestanome di Claudio Lo Piccolo, uno dei figli del capofamiglia, Salvatore. Ma anche punto di riferimento dei boss di Partanna e Carini. Non solo pentiti: nei pizzini mandati da Lo Piccolo a Bernardo Provenzano c’è un riferimento a Ferdico a proposito di una raccomandazione per il genero di Totò Riina. In una città in crisi e senza prospettive di lavoro, Ferdico apre nuovi punti vendita ed ha a disposizione posti di lavoro da offrire agli amici, ad amici degli amici, da offrire a politici da promuovere.
Dietro la faccia simpatica ed espansiva di Giuseppe Ferdico (56 anni il prossimo 3 agosto) c’è l’uomo che capisce di dover invitare star e starlette del nostro tempo alle inaugurazioni, compresa Belen Rodriguez. Ma anche l’uomo che è rimasto lo strillone del lavapiatti e del detersivo per lavatrice, l’uomo che non ha mai rinnegato la concretezza dei volontini distribuiti ad ogni angolo di strada.
La richiesta di sequestro per l’impero Ferdico arriva dopo tre richieste di archiviazione. I legali del re dei detersivi si dicono ottimisti anche questa volta. Ma i magistrati hanno giocato d’anticipo: non ritenendo sufficienti gli elementi per accusarlo di mafia, puntano direttamente all’impero economico, avanzando la tesi che è stato realizzato con l’apporto determinante di Cosa Nostra. Anni e anni di lavoro per la Guardia di Finanza, anche e soprattutto dopo la cattura dei Lo Piccolo, padre e figlio. Spulciate tutte le carte delle sette società che fanno capo a Ferdico. Lui si è sempre difeso, tentando a più riprese di giustificare le tracce di Ferdico Giuseppe nelle cose di mafia perché vittima di mafia, costretto a pagare il pizzo, subendo le richieste dei padrini, anche nelle assunzioni.
Ritratto di un tycoon con la F e la G sui megastore e ricamate sulla camicia da sortoria.