Una feroce contestazione, con alcuni scontri, ha interrotto la manifestazione dei lavoratori dell’Ilva di Taranto, che avevano annunciato 24 ore di sciopero contro il sequestro dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico. Fischi ai sindacalisti e lanci di fumogeni hanno interrotto i due cortei che si erano messi in moto, uno dalla Città Vecchia, organizzato da Cgil, Cisl e Uil, e uno dalla piazza dell’Arsenale. Nel frattempo il ministro dell’Ambiente Corrado Clini si è impegnato a presentare al Consiglio dei ministri un decreto legge su Taranto per interventi di bonifica e di tutela ambientale.
Un gruppo di contestatori, probabilmente appartenenti ai Cobas, ha fatto irruzione al raduno in piazza della Vittoria lanciando uova e fumogeni prima di tentare l’occupazione del palco. Polizia e carabinieri in tenuta antisommossa l’hanno impedito. Il comizio cui partecipavano i leader Cgil, Susanna Camusso, Cisl, Raffaele Bonanni, e Uil, Luigi Angeletti, è stato sospeso. L’interruzione è avvenuta durante l’intervento del segretario Fiom Maurizio Landini, che ha parlato anche di fili del sistema di amplificazione tagliati. L’incursione era stata preceduta da fischi durante il comizio di Bonanni. I contestatori, a bordo di un Ape-car, hanno utilizzato un impianto audio per prendere le distanze dai sindacati, accusati di essere troppo vicini all’Ilva e di difendere l’azienda più che la salute dei cittadini e dei lavoratori.
Susanna Camusso ha subito commentato: «È chiaro che è stata rubata la piazza ai lavoratori. Non è giusto e non è legittimo impedire lo svolgimento di una manifestazione. In una vertenza così complicata tra i lavoratori possono emergere opinioni diverse. Questa non è una gara a chi urla di più – ha aggiunto – è una difficilissima vertenza sindacale che ha bisogno di unità del lavoro, dei sindacato e dei lavoratori e delle lavoratrici». Analizzando poi la questione, il segretario Cgil ha aggiunto: «Non si risana impianto siderurgico fermandolo. C’è bisogno di investimenti che devono essere fatti con lo stabilimento in marcia, chiediamo al governo investimenti e chiediamo che ciascuno faccia la sua parte. Bisogna resistere un minuto di più di una controparte che non vuole fare le cose. Serve la straordinaria compostezza della classe operaia di Taranto. Cambiare si può e lo faremo».
Landini, prima di essere interrotto dai contestatori, aveva spiegato che la manifestazione era per «unire il diritto al lavoro col diritto alla salute e allo sviluppo del territorio. Non è facile perché ci sono anni di ritardi, ma bisogna provare a voltare pagina». Così la Fiom si era rivolta direttamente all’azienda per ottenere risposte chiare: «Per abbattere le polveri c’è bisogno di fare degli investimenti, si sa dove agire, dai parchi alla cokeria, e di fronte a un impegno preciso dell’Ilva anche le istituzioni, a partire dal governo, faranno la loro parte».