È terminata dopo quattro giorni la protesta dei tre operai dell’Alcoa, asserragliati a 70 metri d’altezza. La decisione nonostante l’azienda abbia comunicato che nessuno si è fatto avanti per acquisire l’impianto. Ma non è questo il motivo della fine della protesta. Le condizioni di salute di uno di loro, con problemi di cuore, sono peggiorate. Dopo la seconda notte passata sul silos aveva accusato un malore ed era stato anche necessario l’intervento di un medico, salito sulla torre. Venerdì pomeriggio invece il peggioramento e la resa dei tre che erano saliti così in alto per ottenere dall’azienda un impegno scritto a sospendere le procedure di fermata dell’impianto. Una volta a terra, assistiti dai colleghi, i tre lavoratori hanno dichiarato che lunedì prossimo saranno a Roma alla testa del corteo per il lavoro che i sindacati del Sulcis stanno organizzando.
Proprio oggi la multinazionale statunitense è uscita allo scoperto con un comunicato ufficiale:«Dal 1 agosto non abbiamo ricevuto nessuna nuova e concreta manifestazione di interesse da parte di potenziali acquirenti dell’impianto Alcoa di Portovesme». E mentre Passera incontrava a Roma gli emissari di Glencore e Klesch, l’azienda dichiara a chiare lettere di aver tentato in tutti modi di trovare un compratore. Ogni altra ricostruzione equivale a «una grande quantità di congetture e commenti». La multinazionale americana ricorda che «ha condotto un processo di vendita che si è concluso il 31 agosto senza tuttavia arrivare a firmare una lettera di intenti con un soggetto interessato all’acquisto dello smelter».
Nel comunicato si parla di un «processo accurato e corretto», passato attraverso «riunioni con tutte le parti interessate in maggio, luglio e agosto, durante le quali tutti sono stati liberi di fare domande». In un primo momento c’erano stato l’interessamento di «diversi potenziali acquirenti». Ma non si sarebbe andati oltre «indicazioni preliminari di interesse» da parte di due sole aziende. Ad entrambe, aggiunge l’Alcoa, «abbiamo dato il pieno accesso ai nostri dati, allo smelter e al suo personale così da consentire alle due società di fornire manifestazioni finali scritte di interesse, che sono arrivate entrambe a giugno. Abbiamo deciso di rifiutare l’offerta di una di esse perché le sue condizioni erano irrealistiche in materia di fornitura di energia e perchè estremamente costoso per Alcoa. Siamo andati avanti con l’altra, nella speranza di poter arrivare alla stesura di una lettera di intenti, ma il processo è fallito senza arrivare alla firma di una lettera prima del 31 agosto».