Politica malata di corruzione. Questa la diagnosi severa della curia meneghina, in un documento ispirato dallo stesso arcivescovo Angelo Scola, indicato da sempre come vicino a Comunione e Liberazione. «Gli scandali delle ultime settimane possono essere interpretati come l’ennesimo segnale di una politica che ha smarrito la sua vocazione originaria: essere lo strumento che permette, attraverso il buon governo, la custodia e la difesa del bene comune, e soprattutto la tutela dei diritti dei più deboli», scrive monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per l’Azione sociale sull’inserto settimanale curato dalla Curia sull’edizione milanese di Avvenire.
Formigoni non c’è. Anche se il nome del governatore Roberto Formigoni non viene mai fatto, il bersaglio appare chiaro: «Il fenomeno di una corruzione sempre più dilagante, come pure le tracce di infiltrazioni di una criminalità organizzata sempre più diffusa in tutta la nazione, vanno letti non soltanto come segni dell’indebolimento del codice di moralità di singoli attori della politica ma più profondamente come il campanello di allarme che annuncia il grave stato di crisi del sistema politico nel suo insieme. Segnale di un degrado ancora più grave e sistemico».
Politica mestierante. «La nostra vita sociale quotidiana si è così vista privata della capacità e volontà da parte di ognuno di interessarsi del bene di tutti, collaborando in modo diffuso e gratuito alla costruzione di un’azione politica che fosse il frutto della società nel suo insieme». La Chiesa milanese invita quindi le istituzioni a impegnarsi per «riconoscere il bene comune e i valori essenziali della persona umana come il fondamento e il collante del nostro vivere insieme; bene e valori da tutelare e sostenere con azioni politiche adeguate». Presa di distanze autorevole e chiara. Ora resta da risolvere il giallo sulla data delle elezioni del dopo Formigoni.