Ingroia: il mio impegno in Guatemala un passo verso la verità

Il magistrato conferma il suo impegno internazionale, ma assicura: la strada verso la verità sulla trattativa Stato-mafia non ne soffrirà. Anzi, ci saranno meno polemiche.

Ingroia: il mio impegno in Guatemala un passo verso la verità
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25 Ottobre 2012 - 19.20


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«Quando sarò in Guatemala avrò le mani più libere anche per fare tutto quello che può servire per alimentare nella società civile un movimento ampio per arrivare alla verità. Sarà un passo in avanti, non un passo indietro». Da Firenze, Antonio Ingroia conferma di non aver fatto un passo indietro rispetto al nuovo impegno internazionale che lo attende. Parlando a studenti, familiari delle vittime della strage di via dei georgofili, Ingroia è andato dritto al tema scottante della trattativa Stato-mafia: «E’ importante che all’udienza preliminare per il processo sulla trattativa Stato-mafia si garantisca un’atmosfera il più possibile serena per mettere in condizione il giudice di valutare le prove acquisite».

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Riferendosi all’indagine sull’imminente udienza preliminare, Ingroia ha aggiunto: «La verità si accerta nei processi e nelle aule giudiziarie. La Procura ha svolto un’indagine complessa, approfondita, rigorosa, difficile. Si è acquisita la verità di una parte, per la Procura di Palermo, ora tocca al giudice. E’ importante anche che ci sia l’attenzione dell’opinione pubblica». «Noi riteniamo che la competenza sia di Palermo, ma sarà il giudice a prendere le sue decisioni – ha aggiunto Ingroia – è probabile che ci saranno eccezioni di incompetenza da parte di imputati che non gradiscano di essere processati a Palermo».

In Sicilia, sono imminenti le elezioni regionali, ed Ingroia si limita a dire: «Mi auguro che si affermi pulizia e contrasto al sistema di potere mafioso». Antonio Ingroia guarda all’impegno in Guatemala e alla pratica che aperta dal Csm quando a un incontro di partito «forse un po’ provocatoriamente» si definì «un partigiano della Costituzione» dedica questo passaggio del suo intervento: «Fra un anno – ha detto Ingroia – sarò soggetto a valutazione e questa cosiddetta macchia, che io considero un merito, potrebbe incidere sulla mia valutazione professionale per la mia conferma o no a procuratore aggiunto».

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«E’ un dato di fatto che, mai come in questo caso – ha continuato Ingroia – si è voluto scatenare tutta una polemica contro i pm di Palermo per non affrontare i temi della trattativa e della verità su quelle stagioni». Per Ingroia «queste indagini e questo processo non ci sarebbero stati se non ci fosse stata un’Italia e un movimento della società civile che chiedeva alla politica e alla magistratura verità e giustizia». In questa vicenda, secondo Ingroia, il raggiungimento della verità è stato reso «difficile, è stato ostacolato, negato e stenta ad emergere per i depistaggi e le omertà. Quando le reticenze e le omertà non sono solo degli uomini della mafia ma anche di uomini dello Stato». Credo che «gli uomini delle istituzioni che cercano la verità – è stato il pensiero di Ingroia – non possono farcela da soli ma abbiano bisogno di quella parte di società che la verità la vuole a tutti i costi».

Le polemiche di questi ultimi tempi sulla sua persona e sulla Procura di Palermo? «Fanno male, per quanto ci si difenda la traccia rimane – ha detto Ingroia – e questo finisce per danneggiare anche l’immagine delle indagini e dell’ufficio. Sul resto le polemiche non si fermerebbero». Con Ingroia in Guatemala cosa cambierà? Ci saranno «maggiori benefici: calo delle polemiche contro di me e contro l’indagine e contro. Mentre i colleghi – ha assicurato – continueranno a portare avanti il processo».

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