Era inevitabile e scontata la replica dopo che Silvio Berlusconi, ieri sera a Otto e Mezzo, aveva definito «comuniste e femministe» le giudici che si sono occupate della causa di separazione con Veronica Lario. Ovvero la presidente della nona sezione civile Gloria Servetti e le giudici Nadia Dell’Arciprete e Anna Cattaneo. Oggiè arrivata la replica dei magistrati che invitano a evitare il «dileggio» delle toghe.
Con un comunicato, il Presidente della Corte di Appello, Giovanni Canzio e il Presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, «intendono respingere con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del Tribunale, componenti del Collegio giudicante nella causa Bartolini-Berlusconi, essendo a tutti nota la diligenza e la capacità professionale delle stesse, quotidianamente impegnate nella fatica della giurisdizione nella delicata materia del diritto di famiglia».
Dopodiché i magistrati «rammentano che la raccomandazione del Comitato dei ministri della Giustizia del Consiglio d’Europa, prescrive ai rappresentanti dei poteri esecutivo e legislativo di evitare, nel commento delle decisioni dei giudici, ogni espressione di dileggio che possa minare la fiducia dei cittadini nella magistratura e compromettere il rispetto sostanziale delle medesime decisioni». Infine, «sottolineano che le norme del codice di rito civile consentono agli interessati di impugnare i provvedimenti giudiziari e sulla relativa impugnazione la Corte d’Appello eserciterà, come di consueto, il puntuale controllo critico della decisione di primo grado per i profili della legittimità e del merito».
Berlusconi ha fatto capire ieri sera dalla Gruber che impugnerà la sentenza con cui i giudici gli hanno imposto di versare 100 mila euro al giorno all’ex moglie Veronica Lario. In tal caso, ci sarebbero due cause diverse, per separazione e divorzio, che andrebbero di pari passo con collegi differenti. Del divorzio continueranno infatti ad occuparsi le stesse tre giudici che hanno deciso sugli alimenti, mentre l’impugnazione del verdetto di separazione andrà in corte d’appello.
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