Un Papa che lascia il pontificato è
un evento che nella storia della Chiesa è capitato molto raramente. Il caso più famoso è
quello di Celestino V: Pietro da Morrone, sacerdote, condusse vita
eremitica. Diede vita all’Ordine dei Fratelli dello Spirito Santo,
denominati poi ‘Celestini’, approvato da Urbano IV, e fondò vari
eremi. Eletto papa quasi ottantenne, dopo due anni di conclave, il 5
luglio 1294, fu incoronato ad Aquila (oggi L’Aquila) il 29 agosto
nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove è sepolto. Prese
il nome di Celestino V e, uomo santo e pio, si trovò di fronte ad
interessi politici ed economici e a ingerenze anche di Carlo d’Angiò.
Accortosi delle manovre legate alla sua persona, dopo 4 mesi
rinunziò alla carica, il 13 dicembre 1294, morendo poco dopo in
isolamento coatto nel castello di Fumone. Giudicato severamente da
Dante come ‘colui che per viltade fece il gran rifiuto’, oggi si parla
di lui come di un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio
di umiltà e di buon senso.
Il secondo caso che la storia ricorda è quello di Gregorio XII,
papa dal Papa dal 19 dicembre 1406 al 4 luglio 1415. Veneziano, una
volta eletto si impegnò a porre fine al “grande scisma” fra i
pontefici di Roma e quelli di Avignone. Ma ogni tentativo risultò
vano. Solo il concilio di Costanza (1414-1417) vi riuscì. Gregorio
XII rinunciò al pontificato e si ritirò a Recanati. Nel 1417, dopo
la sua morte, il suo successore lo nominò Pontefice Emerito di Roma.