di
Francesca Marretta
Non se la caverà con una multa da meno di 30mila euro il padre-assassino di Lama, la bambina saudita di cinque anni, stuprata e torturata prima di essere finita, una settimana fa, per il sospetto che non fosse più vergine. L’assassino, Fayan al-Ghamdi, religioso protagonista di talk-show sulla corretta interpretazione dell’Islam nella monarchia petrolifera si trova in carcere, secondo quanto ha dichiarato nelle scorse ore il ministro della Giustizia saudita.
L’indignazione internazionale per questa vicenda ha spinto la famiglia reale saudita a intervenire. Una corte reale si sta occupando del caso e, contrariamente a quanto era apparso in un primo momento, Fayan al-Ghamdi pagherà, e non solo in moneta, per un delitto particolarmente sconvolgente. La madre della bambina, divorziata dal clerico fanatico, fino a prima dell’omicidio riverito in Arabia Saudita, chiede la pena di morte in base alla Sharia, la legge islamica. Nella monarchia saudita non è però possibile che un padre sia condannato a morte per l’uccisione del figlio.
Su Twitter esiste da qualche giorno l’account @Ana Lama, io sono Lama, aperto da Manal al-Sharif, attivista per i diritti delle donne in Arabia Saudita nella speranza che questa vicenda serva a lanciare una campagna volta a introdurre leggi sulla protezione delle donne e dei minori, inesistenti nella monarchia petrolifera. Manal al-Sharif si batte da anni per un diritti che paiono elementari, come quello alla guida dell’automobile, negato alle saudite.
Re Abdullah ha di recente introdotto riforme in favore delle donne, come la concessione di trenta seggi al consiglio della Sura, ma secondo le attiviste saudite si tratta di un’operazione di facciata.
Una settimana fa, in concomitanza con l’omicidio di Lama, un altro clerico saudita, lo Sceicco Abdullah Daoud, ha dichiarato che le bambine piccole vanno velate e coperte in modo da limitare abusi sui minori. A sostegno della sua tesi il religioso ha citato fonti mediche e degli apparati di sicurezza che rivelano la diffusione del fenomeno in Arabia Saudita.
Ma perché di fronte a un livello tanto raccapricciante di disprezzo per i diritti umani l’Arabia Saudita è da considerare un alleato dei paesi che si proclamano paladini di civiltà come le democrazie europee e gli Usa? Risposta: per il petrolio, i contratti sugli armamenti, le alleanze militari e altri aspetti di quella Realpolitik sul cui altare si sacrificano le Lama di turno.
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