di Marianna Gianforte
Piazza San Pietro è umida e fredda. Quando spunti da via della Conciliazione, alle 22.20, la basilica svetta nella sua solitudine. Davanti alla piazza pochi cameramen e giornalisti concludono le ultime dirette da San Pietro verso il mondo. I loro mezzi nascondono uno, due, tre clochard, che dormono avvolti in coperte di lana, sugli scaloni ai lati della strada. Una di loro, una donna di una cinquantina d’anni, cammina a fatica con un sigaro in bocca e una bottiglia di birra che l’aspetta appoggiata poco più in là. Per loro la notte sarà lunga sotto le finestre, entrambe ancora accese, della dimora del Papa.
Non c’è quasi anima viva nella piazza che ospita la folla dell’Angelus e che fino a ieri mattina brulicava di fedeli increduli della decisione di Papa Ratzinger. Comunicate l’11 febbraio, già alle 22,20 del giorno dopo le sue dimissioni erano passate in secondo piano. La priorità, per 14 milioni di italiani, martedì sera è stato guardare Sanremo con la sua annuale dose di polemiche che questa volta ha coinvolto il comico Maurizio Crozza dentro all’Ariston.
Strano Paese, il nostro. A osservare le finestre di Papa Benedetto XVI, scattando foto a braccia allargate, c’è solo qualche studente e diversi gruppi di stranieri. «Siamo increduli», commenta Fred, pensionato arrivato dal Belgio con un gruppo di 5-6 amici proprio per incontrare il Papa e trascorrere una settimana nella capitale. «Abbiamo una serie di appuntamenti in Vaticano – racconta Fred, mentre gli altri intorno a lui annuiscono – domani (oggi, ndr) la messa delle Ceneri, venerdì abbiamo l’udienza privata con il Pontefice. Siamo rimasti molto colpiti da questa scelta che non ci aspettavamo».
Poco più in là, appoggiati alla fontana al centro della piazza, un gruppo di giovani americani parlano tra loro. Sono studenti di una scuola internazionale a pochi passi dal Vaticano. «Non siamo qui per il Papa – dice la bionda Kate – ci siamo dati appuntamento qui perché dobbiamo incontrare degli amici che sono in ritardo». Josh prende la parola interrompendola e aggiunge: «Sicuramente, però, le dimissioni del Papa sono un fatto importante. Anche se questo Papa non aveva nulla di carismatico a differenza del suo predecessore. É vero che un Pontefice non deve fare la rockstar. . . però a livello comunicativo è importante essere all’altezza del ruolo». E mentre Josh parla, Madeline, Stella e Claire, si dicono d’accordo.
Dall’altro lato della fontana gli unici italiani che sostano sotto le finestre del Papa – sono le 23 e ne è rimasta accesa soltanto una – si scattano foto a vicenda. Sono della provincia di Roma. «È stato un gesto di grande libertà, in linea con il personaggio», dice la più giovane di loro. «Questo Papa, che sembrava tanto conservatore, è risultato il più rivoluzionario di tutti». Alla domanda se conoscessero Papa Celstino V, Marta risponde così: «Ho letto di lui in un libro di Ignazio Silone, letto tanti anni fa. Non credevo che oggi avrei “incontrato” di nuovo la figura del Papa eremita». Il libro è “Avventura di un povero cristiano”.
Chissà se Papa Ratzinger ha sentito il bisogno di leggere qualche passo di quel libro. Fu lui, d’altra parte, a lasciare il suo Pallio sulle spoglie del frate del Morrone nel luglio del 2009, unico Pontefice a farlo in sette secoli.
Lasciamo San Pietro che è quasi mezzanotte, passando davanti agli ultimi cameramen e ai clochard avvolti nelle loro coperte di lana. Le vetrine delle librerie di via della Conciliazione, intanto, già sono piene dei libri di Papa Benedetto XIV. Anche il marketing ha le sue regole.
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