Il Papa sarà il canadese Ouellet?

Se davvero i giochi sono fatti il nuovo papa sarà il canadese Ouellet. Ma se il Conclave non si avvicinerà troppo allora la sorpresa potrebbe arrivare anche da Hong Kong.

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21 Febbraio 2013 - 16.22


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Curia Romana in ansia: tutte queste voci sulla data del Conclave si spiegano solo così. Perché dire che il papa sta per firmare una norma che consente di anticipare l’apertura? Perché scapicollarsi a far conoscere il testo che poi non esce? Perché tutta questa ridda di voci sulla data?

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Perché meno tempo c’è per discutere e più diventa inevitabile che il “grande gioco” si concluda come può e deve, e cioè con la nomina del cardinale Ouellet: Poco curiale, ma curiale, visto che è prefetto della congregazione per i vescovi, poco pastore ma pastore, visto che è stato alla guida della diocesi di Montreal. Poco americano ma americano, visto che è canadese. Successo statunitense a mezzo di un francofono. Per la prima volta il papa verrebbe d’oltre oceano, ma in modo non traumatico, garantirebbe continuità senza sconfessare nessuno ma anche innovazione, non essendo un “romano” doc. Ma…

Ma i suoi rapporti con i famosi Movimenti (CL, Focolarini e altro) creano qualche turbativa. E se i tempi si allungassero, se Benedetto XVI non dovesse consentire tutto quell’ avvicinamento che la curia chiede… Allora l’esigenza di sparigliare potrebbe coagularsi attorno a qualche nome più marcatamente innovativo, più”missionario”. E tra le ipotesi mai circolate prima qualcuno comincia a sussurrare anche dell’arcivescovo di Hong Kong. Incredibile! Del tutto?

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Da quando c’è lui la Chiesa ha cambiato approccio al problema Cina, il cardinal Filoni è arrivato a proporre un una commissione bilaterale a Pechino. E Pechino ha risposto con un’apertura al papa che verrà che ha positivamente sorpreso. Un papa cinese sarebbe un trauma per Pechino? O sarebbe l’interlocutore con cui capirsi? Sarebbe lui il Giovanni Paolo III del nuovo millennio?

Un papa senza fedeli (la sua diocesi ne conta poche decine di migliaia) sarebbe uno choc, ma per una chiesa che deve ritrovarne, sarebbe anche una bella provocazione… Mica male come suggestione, no? Molti alzano le spalle assicurando che “i tempi non sono maturi” e che il reverendo cinese è uno sconosciuto. Rilancio per rilancio allora sarebbe molto più gettonato un sudamericano, dove i cattolici ci sono ma perdono peso davanti all’assalto delle nuove chiese.

Ma c’è anche chi dice “se non ora, quando?” . I dati della diocesi di Hong Kong fanno riflettere: poche decine di migliaia di fedeli su 6 milioni di persone. Giusto per avere un’ordine della grandezza (numerica) del problema….

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Certo, l’illustre cardinale John Tong Hon ha anche un altro problema, di certo non irrilevante: chi sarebbe il suo “grande sponsor”? Volendo, l’ardua risposta starebbe solo a Propaganda Fide.

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