La rinuncia del Papa rivoluziona il conclave

La Curia si aggrappa alle procedure, ma i cardinali vogliono sapere la verità su vatileaks, e organizzano una propria comunicazione parallela. Finisce l'epoca dei segreti<br>

La rinuncia del Papa rivoluziona il conclave
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1 Marzo 2013 - 09.58


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di Francesco Peloso

La prima novità dell’anomala situazione nella quale si è venuta a trovare la Chiesa all’indomani della rinuncia di Benedetto XVI, è che le consultazioni per il nome del prossimo pontefice cominciano informalmente fra i cardinali. Tutte le regole tradizionali sembrano essere messa alla prova in queste ore e così già ieri mattina si è sparsa la notizia che i porporati presenti a Roma – ormai molti anche se in realtà non tutti – si vedranno a partire da stamane, probabilmente alle 12 in quell’aula del sinodo che ospiterà dal 4 marzo le cosiddette congregazioni generali, cioè le riunioni ufficiali del sacro collegio in vista del conclave. Oggi comunque il cardinale decano Angelo Sodano, ex Segretario di Stato, farà spedire le convocazioni ufficiali, un atto solo formale naturalmente in quanto la data dell’inizio della sede vacante è noto ormai dall’11 febbraio.

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Ma le procedure, in queste ore, sono una delle poche certezze cui si aggrappa una Curia romana decisamente presa in contropiede dagli eventi e che fatica a tenere dietro alle novità innescate dalle dimissioni. In quanto alla data del conclave “non è affatto detto che i cardinali la decidano già lunedì prossimo, potrebbe anzi essere una delle cose che verranno stabilite nel corso della settimana” ci spiega una fonte vaticana informata. Ma la verità è che si naviga un po’ a vista, e dunque ogni previsione può essere rapidamente rovesciata.

E’ in questo clima che altri cambiamenti si annunciano. Il battaglione di 11 cardinali americani, infatti, ha deciso di portarsi da questa parte dell’Oceano anche tutto l’ufficio stampa, cioè i diversi addetti alla comunicazione. Già ieri sera i cardinali Daniel Di Nardo, arcivescovo di Galvsto-Houston, Sean O’Malley, arcivescovo di Boston considerato un papabile, e Francis George, arcivescovo di Chicago, hanno spiegato che chiederanno informazioni agli altri cardinali sul caso e soprattutto sul rapporto segreto di vatileaks. “Chiederemo informazioni a chi ha fatto il rapporto ma anche ad altri che possano dare indicazioni sulla governance della Chiesa” ha detto Geroge, O’ Malley, a sua volta, ha confermato che chi ha scritto il dossier “potrà dare le giuste indicazioni per il bene della Chiesa”.

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Insomma la discussione si annuncia ampia e il tema della riforma, o a questo punto del ridimensionamento della curia vaticana dopo anni di crisi, sembra entrare nel dibattito prepotentemente. Nei prossimi giorni anche altri gruppi di cardinali potrebbero seguire la stessa strada degli americani, fra di loro quasi certamente la pattuglia dei tedeschi, cioè l’altra grande chiesa nazionale, insieme a quella statunitense, in grado di orientare la discussione. Bisognerà vedere allora anche come si muoveranno i tanti cardinali curiali, quanti di loro opteranno per l’arroccamento e per un candidato ‘interno’ e quanti sceglieranno di essere trait d’union con il resto del mondo.

In tale prospettiva spiccano le parole pronunciate ieri da Francesco Coccopalmerio, 74 anni, Presidente del Pontificio consiglio peri testi legislativi il quale ha rotto gli indugi affermando: “’a mio parere è giunto il momento di guardare anche fuori dall’Italia e dall’Europa e in particolare di considerare l’America Latina, una Chiesa ricca di spiritualità, di vita, di entusiasmo, di giovani”. Il cardinale ha anche precisato che in ogni caso a contare “nel nuovo Papa sarà non la provenienza, bensì il possesso delle qualità”. Per questo ha tracciato un suo personale identikit: “il Papa deve essere una persona che sappia stimare, non certo ingenuamente, il bene che c’è negli altri, avere quindi una visione ottimistica e saper dialogare rispettando gli altri, anche i più lontani, e proponendo con dolcezza la buona notizia del Vangelo”.

Naturalmente rimangono ben salde le candidature note, come quella dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, che possiede molte delle qualità indicate da diversi cardinali. E tuttavia sembra cominciare ad aprirsi la possibilità di un altro pontefice non italiano, forse addirittura non europeo. E’ stato notato fra l‘altro che ieri, salutando i cardinali, il Papa è stato molto affettuoso con il filippino Luis Tagle, giovane arcivescovo di Manila, che ha ricevuto la porpora nell’autunno scorso da Ratzinger. Fra i sudamericani il brasiliano Odilo Sherer, arcivescovo di San Paolo, scala posizioni. Eppure le dimissioni hanno aperto anche un altro scenario. E cioè l’ipotesi di un Papa anziano ma esperto che sappia riformare la Curia anche perché concluso il suo lavoro, dopo l’esempio di Ratzigner, potrebbe dimettersi.

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