Polizia in piazza: difendono chi uccise Aldrovandi

Dopo la manifestazione sotto le finestre della madre di Federico, il sindacato di polizia manifesta a Roma. "Per noi gli stessi diritti degli altri". [Cinzia Gubbini]

Polizia in piazza: difendono chi uccise Aldrovandi
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7 Maggio 2013 - 14.06


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di Cinzia Gubbini

“Chiediamo semplicemente che per i poliziotti valgano le stesse leggi che valgono per gli altri”. Parola di Mario Vattone, segretario nazionale del Coisp, che cavalcando l’onda del “successo” (sicuramente molta visibilità) acquistata dal sindacato dopo il sit-in organizzato sotto gli uffici della mamma di Federico Aldrovandi a Ferrara, oggi tornano a protestare a Roma. Sotto la sede del ministero di Grazia e Giustizia e sotto la sede del Csm. Proprio in questo istante sono arrivati un gruppo di ragazzi che stanno chiedendo spiegazione di una manifestazione di questo tipo: “Dovreste vergognarvi, se fosse successo a vostro figlio ci pensereste trenta volte prima di fare una cosa di questo tipo”.

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Qual è il problema? Sempre quello. Che due dei quattro poliziotti condannati in terzo grado di giudizio per l’omicidio del giovane Federico, si trovano in carcere per scontare la pena detentiva a sei mesi (i tre anni sono stati condonati per indulto) nel carcere di Ferrara – debitamente ispezionato poco prima che il poliziotto vi mettesse piede. Scandalo! “Per le persone con una pena inferiore ai 18 mesi è previsto l’affidamento ai servizi sociali, lo dice anche lo svuota carceri!”, spiega Vattone. Che ha portato in piazza, oltre a qualche poliziotto (una ventina) delle sagome di cartone che raffigurano poliziotte e poliziotti con un coltello piantato nella schiena “ci hanno pugnalato alle spalle”.

La protesta dei poliziotti ha trovato subito orecchie attente nel ministero, fresco fresco di nuove nomine: il segretario generale Maccari a neanche mezz’ora dall’inizio del sit-in è stato ricevuto dal sottosegretario Ferri.

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Riepiloghiamo la triste vicenda: Federico Aldrovandi, che aveva appena 18 anni, muore durante un fermo di polizia, Vengono condannati per omicidio colposo quattro poliziotti: le indagini accertano che Federico fu fermato non perché stesse commettendo qualche irregolarità, ma solo perché alcune persone avevano sentito gridare in strada. Verrà picchiato, si romperanno quattro manganelli (i poliziotti sostengono di essere stati aggrediti). Il ragazzo muore dopo mezz’ora di “lotta”, gridando “basta”, perché gli agenti lo tengono schiacciato a terra, e lui non riesce a respirare.

L’ingresso in carcere per i sei mesi di pena residua è stato deciso dopo molti mesi dalla sentenza di Cassazione. I tribunali di sorveglianza di tre città diverse hanno stabilito che i quattro poliziotti non dovessero essere affidati ai servizi sociali, valutando il tipo di reato di cui si erano macchiati: tutte e tre le motivazioni delle sentenze che li hanno condannati, infatti, hanno biasimato profondamente il tipo di atteggiamento tenuto dagli agenti. Non si sono mai pentiti, hanno continuato a non aiutare i pm a capire esattamente la dinamica del delitto (su cui permangono molti punti oscuri), e subito dopo l’omicidio contribuirono, con altri colleghi, a tentare di depistare le indagini. Comportamenti che non si addicono a un agente di polizia, e per questo i quattro agenti sono finiti in cella. Anche se, ne sono usciti alla spicciolata prima uno e poi l’altro. Ne rimangono dentro solo due, e i colleghi del Coisp proprio non possono tollerarlo. Sembra proprio che si tratti di un caso di lesa maestà.

Tra l’altro, vane sono le sparanze della famiglia di Federico, che certo non insisteva sul carcere, quanto sul fatto che i quattro agenti colpevoli non tornassero più in servizio. Come confermavano anche i vertici del Coisp stamattina, la decisione è già stata presa dal Dipartimento di polizia: la Commissione disciplinare ha deciso che i quattro, al termine della pena, torneranno a fare i poliziotti. La decisione, a quanto pare presa molti mesi fa, non è mai stata comunicata ai genitori di Federico. E prendere visione della “sentenza” della Commissione è molto difficile, nonostante sia stata chiesta da più parti.

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