La Rai va sull’usato sicuro (?), dirigente riciclato all’estero

Corrispondenti esteri Rai, già maltrattati con chiusure di sedi, ora passano dall'editorialista senatore Minzolini, al dirigente amministrativo di produzione rimosso e arrabbiato.

La Rai va sull’usato sicuro (?), dirigente riciclato all’estero
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17 Maggio 2013 - 10.55


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di Franca Ferri

La direzione della produzione televisiva in Rai è un impero: tutti i centro di produzione in Italia, tutti gli studi, gli apparati di ripresa interni ed esterni, personale interno ed appalti. Tanti appalti. Fino a ieri al vertice di tanto impero c’era il fortunato Andrea Lorusso Caputi, che oltre ad essere un lascito ereditario della lontana presidenza Enrico Manca, è anche segretario dell’associazione sindacale dirigenti Adrai. Ora la Rai annuncia che tanto potente personaggio scende da trono e passa a dirigere i Corrispondenti esteri. Più o meno come se Marchionne passasse a dirigere la succursale Fiat di Detroit e ce lo raccontassero come normale alternanza tra manager.

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Stupore tra i corrispondenti esteri, quelli sopravvissuti. Ma non era Minzolini capo (amministrativo) di quel manipolo di senza patria? Quella nuova direzione non era stata giustificata con la necessità di avere in “giornalista esperto” a capo di cotanta struttura? Ora invece basta un ragioniere, magari in punizione? Strana storia sfuggita forse all’attenzione del sindacato giornalisti, propone altre complicazioni. Sedi estere sfrattate, raccontano e altre di fatto impossibilitate a produrre. Si scopre adesso che la balzana idea di appoggiare le sedi Rai all’Ice (commercio estero), va bene per i locali  ma non per i lavori per poter produrre tv. A Detroit lo avrebbero capito.

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