Mauro esalta la missione in Afghanistan

Dopo 12 anni di presenza militare dal ministro della Difesa nessuna autocritica. Sul capitano La Rosa ucciso: lui era orgoglioso della missione ecco perché noi ci siamo.<br><br><br>

Mauro esalta la missione in Afghanistan
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13 Giugno 2013 - 10.06


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«Giuseppe La Rosa è una persona a cui vale la pena che anche, anzi soprattutto, la politica guardi per per tornare a comprendere il senso del proprio compito e della propria missione». Lo ha affermato il ministro della Difesa Mario Mauro, ospite della trasmissione di Rai Tre Agorà, parlando dell’assenza dei parlamentari ieri, alla Camera, durante il suo intervento sulla morte del capitano La Rosa avvenuta in Afghanistan per mano di un attentatore.

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«Giuseppe La Rosa – ha aggiunto il ministro – anche a detta di sua madre che è straziata dal dolore, era orgoglioso di essere in Afghanistan», questa è la risposta a quanti «in questi giorni mi chiedono ripetutamente perchè siamo in Afghanistan».

A questo proposito, il ministro della Difesa ha ricordato «che 6.500 scuole sono state aperte da quando c’è Isaf, cioè la missione attraverso la quale la comunità internazionale ha inteso stabilizzare l’Afghanistan. Dieci anni fa c’erano 95.000 iscritti a scuola, tutti maschi, oggi ce ne sono 6milioni e mezzo e il 35% sono donne. C’era il 30% della popolazione che affluiva ai servizi sanitari. Oggi è il 67% e da quando c’è Isaf sono stati costruiti 120 ospedali.

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Attualmente, gli italiani in Afghanistan, sono 3.100 che diventeranno 1.800 tra un anno, rimarranno per «garantire
operazione di addestramento e cooperazione internazionale perchè – ha rimarcato il ministro Mauro – solo con la presenza di forze armate che garantiscono la sicurezza si possono costruire strade, o aiutare una scuola ad esercitare il suo mandato».

Alla fine del 2014, a provvedere a quel compito, «saranno i militari afghani perché restituiremo la piena sovranità agli afghani che avranno il compito di fermare quel fattore che dieci anni fa ha portato la destabilizzazione, non in Afghanistan, ma in tutto il mondo».

L’operazione dovrà essere rifinanziata dal Parlamento a fine anno, sono previsti «ulteriori trecento milioni circa che dovranno coprire l’ulteriore periodo, fino alla fine del 2014». Soldi che, ha concluso il ministro, «secondo una scala di priorità, non dovrebbero esserci dubbi» sul loro reperimento.

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