«Sarebbe contraddittorio ridurre ulteriormente il numero di caccia F35 da acquistare. Se scendiamo sotto i 90 dovremmo chiederci se abbiamo ancora un’aviazione». Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro.
Naturalmente, ha rilevato il ministro,« il Parlamento è sovrano, si discuterà, ma io, da ministro della Difesa, ho la responsabilità di segnalare problemi e opportunità». Peraltro, ha aggiunto, «fin dal 1998 il programma è stato discusso dal Parlamento che lo ha ritenuto strategico, adeguato e congruo. È una tecnologia avanzatissima, con un forte contributo italiano ed è anche una grande opportunità per la nostra industria, ma sopratutto – ha sottolineato – è ciò di cui abbiamo bisogno per avere uno strumento militare efficiente, in grado di svolgere un ruolo all’interno delle alleanze Ue e Nato».
Mauro ha contestato poi i dati sui costi del programma. «L’ Italia – ha puntualizzato – spende 11,8 miliardi di euro e ne ricaverà 15 miliardi, quindi ci guadagniamo». Altro punto di debolezza segnalato dai detrattori di Jsf è rappresentato dai problemi tecnici che sono emersi nella fase di sviluppo. Ma, ha replicato il ministro, «questo è un indice della trasparenza del programma ed è ciò che ci consente di avere a fine ciclo un aereo sicuro. Tutti i velivoli subiscono un aggiornamento continuo anche quelli in dotazione da venti anni».
Il titolare della Difesa ha quindi definito l’F35 «uno strumento utile di deterrenza che ci aiuta a costruire la pace. La tecnologia del caccia – ha concluso – consente un grande contenimento degli effetti collaterali della sua azione portando così ad evitare i danni ai civil».
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