Dopo la tempesta giudiziaria e i cambiamenti imposti nelle ultime settimane dal Papa, chi comanda allo Ior, la banca vaticana? I vari mutamenti intervenuti disegnano una sorta di governance multinazionale dell’istituto con un forte radicamento statunitense e alcune propaggini europee. Sarà opportuno cominciare dalla fine.
Le dimissioni di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, cioè del direttore e vicedirettore dello Ior – i cui nomi sono rientrati in diverse indagini giudiziarie – hanno fra l’altro indotto la Santa Sede a precisare che da maggio la banca vaticana, per assolvere ai propri doveri di trasparenza finanziaria, è stata messa nelle mani di una multinazionale con base negli States, la Promontory financial group, società di consulenza che si occupa praticamente di tutto: norme sulla sicurezza finanziaria, adeguamento agli standard internazionali, capacità d’investimento.
In particolare il presidente dello Ior Von Freyber (il tedesco nominato da Ratzinger a dimissioni già annunciate) ha dato pieni poteri in materia di antiriciclaggio a Elizabeth McCaul e Raffaele Cosimo, la prima dirigente della Promontory in America, il secondo responsabile del gruppo per l’Europa. La McCaul fra l’altro ha svolto un ruolo di sovrintendenza per le banche dello Stato New York, ha lavorato sui problemi legati all’antiterrorismo finanziario dopo l’11 settembre e si è misurata con i più grandi gruppi bancari del mondo. Il secondo, Cosimo, ha gestito la Bnl a Londra e si è occupato di antiriciclaggio collaborando con la Federal Reserve americana e con la Banca d’Italia. In passato il responsabile per l’Europa del Promontory group è stato l’ex ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa.
Come hanno dimostrato le recenti indagini del caso di monsignor Scarano del resto, la sbandierata adesione del Vaticano alla normativa antiriciclaggio di Moneyval – organo del Consiglio d’Europa che valuta la trasparenza finanziaria degli Stati – era in funzione solo sulla carta. Si ricordi che monsignor Ettore Balestrero, ex personaggio in ascesa della Segreteria di Stato, solo un anno fa presentava alla stampa internazionale i passi avanti compiuti dal Vaticano sulla strada della trasparenza. Lo scorso febbraio è stato spedito a fare il nunzio in Colombia.
Ma ancora da sottolineare l’incontro che ha avuto il Papa a ridosso delle dimissioni dei manager Ior con Carl Anderson, leader di una delle più potenti organizzazioni cattoliche del mondo, i Cavalieri di Colombo e membro di riguardo del Consiglio di sovrintendenza dello Ior. Ma soprattutto i Cavalieri sono titolari di un impero nel campo assicurativo negli States e danno il loro auto alle finanze vaticane. Anderson è per altro esponente dell’ala più conservatrice della Chiesa americana, così come Ann Mary Glendon, influente ex ambasciatrice presso la Santa Sede targata Bush e ora a capo della Pontifica accademia per le scienze.
La Glendon fa parte della commissione speciale nominata dal Papa per riorganizzare lo Ior e solo un anno fa è stata una delle più ferventi sostenitrici della candidatura di Mitt Romney contro Obama. E tuttavia l’accordo sulla gestione delle finanze vaticane sembra almeno in parte prescindere dalla politica in senso stretto. Anche perché – è notizia di ieri – il capo della Chiesa cattolica Usa, il cardinale conservatore Timothy Dolan, è accusato di aver destinato, quando era vescovo di Milwaukee, 57 milioni di dollari a un fondo per cimiteri per evitare di pagare i risarcimenti a circa 350 vittime di abusi sessuali. Insomma, in questo momento sono in pochi a passarsela bene e quel che conta, nei sacri palazzi, è sollevare lo Ior dai suoi mille legami, spesso illeciti, con l’Italia, con i suo faccendieri e le infinite lotte di potere nazionali. Da segnalare, infine, dopo le dimissioni dalla presidenza dello Ior di Ettore Gotti Tedeschi a lungo al vertice del Banco Santander in Italia, il ritorno del gruppo spagnolo assai vicino all’Opus dei nei sacri palazzi con il compito di formare i funzionari vaticani nella gestione finanziaria.