Il suo ex l'ha uccisa a Palermo: da due anni denunciava le minacce

Da anni Rosy Bonanno, 26 anni, uccisa questa mattina a coltellate davanti al figlioletto, denunciava violenze da parte di Benedetto Conti. Lo sfogo della madre.

Rosy Bonanno, la giovane donna uccisa a Palermo questa mattina
Rosy Bonanno, la giovane donna uccisa a Palermo questa mattina
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10 Luglio 2013 - 15.27


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Un altro femminicidio, ieri a Pavia, oggi a Palermo. Da circa due anni Rosy Bonanno, la giovane donna uccisa dall’ex convivente a coltellate davanti al figlio di 2 anni, denunciava minacce e violenze nei propri confronti da parte dell’uomo, Benedetto Conti, 36 anni.

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Più volte era stato segnalato alle forze di polizia. Questa mattina, approfittando dell’assenza dei genitori della donna, l’uomo si è recato nell’abitazione in cui Rosy Bonanno viveva insieme ai genitori e al figlioletto in via Occhiuta, e l’ha uccisa a coltellate davanti al piccolo. Poi è scappato.

Gli investigatori lo hanno rintracciato e fermato a Villabate. L’uomo aveva ingerito del veleno per topi per suicidarsi e gli agenti lo hanno accompagnato al pronto soccorso per una lavanda gastrica. Le sue condizioni non sono gravi. A scoprire il cadavere della donna è stato il padre, rientrando nell’appartamento.

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“Ora che mia figlia è morta siete venuti tutti. Ma per due anni no, per due anni di denunce no. E ora mia figlia è morta. L’avete tutti sulla coscienza. Questa non è giustizia, lui avrebbero dovuto rinchiuderlo”. Questo lo sfogo disperato della madre di Rosy. La donna piange davanti alla sua abitazione di via Occhiuta, dove la figlia era tornata a vivere e dov’è stata assassinata a coltellate. Racconta che Conti si era mostrato violento anche durante la convivenza, e che era stato denunciato ripetutamente alle forze di polizia. Una zia della vittima afferma che Rosy lo aveva denunciato anche per violenza sessuale.

La coppia si era separata da gennaio, “perché mia figlia era in pericolo”, afferma la madre di Rosy Bonanno, e ricorda una serie di intimidazioni e violenze: “Ci hanno bruciato la macchina, ci hanno rotto il vetro, ci hanno lasciato una bottiglia di benzina dietro la porta con i fiammiferi, ci hanno insultato per telefono”. Secondo la madre, i servizi sociali stavano valutando se trasferire in una comunità Rosy e il bambino, per proteggerli: “Ma se dovevano proteggerli, dovevano rinchiudere lui, non mia figlia”, grida la madre, che in preda a una forte agitazione e’ stata poi soccorsa da personale del 118.

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