Il generale vuole gli F35: rinunciare ci toglierebbe credibilità

Il sito della difesa ha pubblicato un'intervista al generale Esposito, capo della Direzione armamenti, che difende le spese militari: siamo in pieno conflitto di interessi.

Il generale vuole gli F35: rinunciare ci toglierebbe credibilità
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12 Luglio 2013 - 17.01


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L’Italia partecipa al programma F35: la politica ora la fanno i militari. “A fronte di accordi intergovernativi, che ovviamente non prevedono penali, come tutti gli accordi di questo tipo e a differenza dei contratti con le industrie. Uscire dal programma significherebbe disconoscere il patto d’onore siglato tra governi e minerebbe a livello internazionale il livello di affidabilità e credibilità del nostro Paese”. Queste le parole del generale Domenico Esposito, capo della Direzione armamenti aeronautici, in una intervista pubblicata sul [url”sito del ministero della Difesa”]http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/20130711_F35intervista.aspx[/url].

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Ma quanto costa all’Italia il programma F35? “Ad oggi – ha detto – per la fase di sviluppo e produzione del programma si prevede una spesa di 14,3 miliardi di euro in 15 anni, comprensivi dei circa 2 miliardi di euro già spesi”. Costi, ha affermato il generale Esposito, che non dovrebbero lievitare perché il programma è stato sottoposto ad una “rigorosissima procedura di pianificazione e controllo di ogni elemento di costo”.

Dei 14,3 miliardi di euro, 7,5 sono destinati all’acquisto dei velivoli distribuiti nei prossimi 15 anni. Per quanto riguarda il costo del singolo velivolo questo è “in costante discesa come effetto dell'”apprendimento” (più velivoli costruisco meno costano) e si prevede raggiunga il suo valore minimo di 65 milioni di euro nell’anno 2019 per un modello e di 83 milioni di euro nel 2021 per l’altro”.

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Si parla di 90 cacciabombardieri: “i 60 velivoli F-35 della variante Ctol si prevede costeranno mediamente all’Italia circa 74 milioni di euro, mentre i 30 velivoli della variante Stovl circa 88 milioni: valori inferiori ai costi di velivoli della generazione precedente attualmente in servizio”.

Il generale parla anche di ritorni per l’industria italiana: “La partecipazione delle aziende italiane al progetto – ha spiegato il direttore di Armaereo – è significativa (circa sessanta sono le aziende già coinvolte od in procinto di partecipare) distribuita geograficamente ed è indubbiamente già rilevante, tenuto conto che il programma di produzione è stato appena avviato. La produzione e assemblaggio delle ali costituisce il maggiore contributo dell’industria italiana al programma. Saranno prodotte da una filiera di fornitori italiani ed assemblate a Cameri”, dove per il 18 luglio è confermato l’avvio formale dell’assemblaggio dei componenti del primo velivolo, anche se la relativa cerimonia è stata cancellata.

Secondo il generale, “il valore di una partecipazione industriale all’F35 deve essere visto con occhio strategico. Infatti, la competitivita’ tecnologica e la sostenibilità finanziaria rendono un’azienda coinvolta nel programma particolarmente attraente per altri programmi e contratti, non solo della Difesa. In sostanza per l’industria italiana avere il F-35 nel proprio catalogo sarà la garanzia di successo in futuri coinvolgimenti derivanti dal programma stesso e da quelli a venire, in Europa e nel mondo”.

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