“A Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70. Perciò le cause della situazione sanitaria disastrata vanno cercate in fumo di tabacco alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”.
Hanno subito creato una bufera polemica le affermazioni contenute in una lettera che il commissario dell’Ilva, Enrico Bondi, ha inviato al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nonché all’Arpa Puglia, all’Ares Puglia e all’Asl di Taranto, con la quale contesta sia il collegamento fra inquinamento del siderurgico e casi di tumore a sia l’introduzione della Valutazione del danno sanitario nell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale dell’Ilva.
Bondi ha allegato alla sua lettera un dossier di 44 pagine, firmato dai consulenti Ilva Paolo Boffetta, Carlo La Vecchia, Marcello Lotti e Angelo Moretti, con il quale vengono demoliti gli studi scientifici sull’impatto delle emissioni dell’Ilva compiuti dall’Ar pa, dai consulenti del gip Patrizia Todisco e dagli esperti del Ministero della Salute autori dello studio «Sentieri». I consulenti di Bondi ripescano tesi già utilizzate in passato dall’Ilva e dalla famiglia Riva, la più singolare – e che però fa capire bene quale sia il livello dello scontro – riguarda la diffusione del tumore al polmone tra i tarantini. Diffusione, secondo gli esperti di parte, non dovuta agli effetti dei fumi prodotti dall’acciaieria più grande d’Europa ma agli stili di vita dei tarantini.
E non si è fatta attendere la risposta del governatore Nichi Vendola: Gli “argomenti di Bondi sono inaccettabili”. I dati dell’Arpa sui danni salute sono chiari e precisi. Si confermano – aggiunge – tutti i miei dubbi sull’affidare il ruolo di commissario all’amministratore delegato dell’azienda. Mi sarei aspettato dal commissario una più netta presa di distanza dall’approccio negazionista che l’Ilva ha tenuto negli ultimi vent’anni”.
Per il commissario straordinario nominato dal governo Letta – si legge nel contenuto del documento riportato da alcuni giornali – “i criteri adottati e Ia procedura valutativa seguita dall’Arpa e dalla Regione Puglia nel rapporto sulla valutazione del danno sanitario dello stabilimento Ilva di Taranto presentano numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell’attendibilita scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte”.
Revoca immediata dell’incarico a Bondi, invece, è quanto chiedono i deputati del Movimento 5 Stelle in un documento congiunto: “Il ministro della Salute venga immediatamente a riferire in Parlamento su queste aberranti affermazioni”. “Le affermazioni del commissario straordinario dell’Ilva sono vergognose e incredibili, ma non da censurare, bensì da diffondere in tutte le tv e giornali – spiegano – ribadiscono infatti come esista un palese caso di conflitto di interessi per quanto riguarda Enrico Bondi”, concludono ricordando che “secondo la perizia del gip, in tredici anni di osservazione ci sono stati oltre 300 morti e migliaia di ricoveri per altre patologie direttamente riconducibili all’Ilva”.
Più o meno sulla stessa linea anche i Verdi. “Bondi deve dimettersi immediatamente – dichiara il presidente Angelo Bonelli – non può restare un giorno in più nel ruolo di commissario dell’Ilva perché è più interessato all’azienda, di cui, prima di essere nominato commissario, era amministratore delegato, che non alla salute dei cittadini di Taranto”.
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