La legge 194 è inapplicata: di aborto clandestino si muore ancora

In Italia le donne, soprattutto straniere e minorenni, lasciate sempre più sole dalle strutture pubbliche si rivolgono a personaggi senza scrupoli.

La legge 194 è inapplicata: di aborto clandestino si muore ancora
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16 Luglio 2013 - 12.01


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di Lorenza Valentini

Diciassette anni, rimane incinta. Non vuole, o magari non può, dirlo a casa. Passano quattro mesi e si rivolge a una coppia che le vende un blister di pasticche per l’ulcera e lei abortisce. Si dice che i due fossero noti tra “prostitute e donne disagiate”. Sciacalli che si arricchiscono sulla vita delle donne.

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È una piccola storia ignobile, non è l’unica e non sarà l’ultima: pare che in Italia le adolescenti, le migranti, le prostitute, abbiano iniziato ad usare queste pasticche per abortire. Alcune rischiano di morire. Donne che non sanno che hanno il diritto di vivere, di andare in ospedale senza rischiare la vita, anche se sono “irregolari”, anche se sono minorenni.

E capita a Roma, nel 2013, proprio mentre i media sembrano essersi accorti di quanto tante donne vanno denunciando da anni, inascoltate: la legge 194, che regola l’interruzione volontaria di gravidanza, è sempre costantemente inapplicata e questo sta riportando le donne indietro, all’aborto clandestino, alle mammane, alla morte.

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C’è una cosa che mi preme dire (di nuovo), e cioè che il problema non sono solo gli obiettori di coscienza. Il problema grave, quello che deve essere risolto è l’ignoranza. Le ragazze, le donne, non sanno quali sono i loro diritti. Non sanno che possono andare in un consultorio a chiedere consiglio, aiuto, supporto. Non sanno che possono abortire senza dover chiedere il permesso alla famiglia, che possono partorire e lasciare in ospedale un bimbo o una bimba non voluti, senza che nessuno possa accusarle di niente.

Ma la “colpa” di questa ignoranza non è delle donne. Non è “colpa” di una ragazzina di diciassette anni, se arriva a credere che la soluzione ad una gravidanza non voluta sia un farmaco contro l’ulcera. La colpa, stavolta senza virgolette, è di chi omette di informare le giovani di quelli che sono i loro diritti. La colpa è di chi da decenni boicotta anche solo l’idea di fare educazione sessuale nelle scuole, di chi chiude i consultori, di chi vuole ridurli a niente, di chi rende impossibile accedere alla contraccezione di emergenza.

Sono certa che se di nuovo nelle scuole si parlasse di sesso, di contraccezione, di diritto alla salute, si potrà finalmente far sì che una diciassettenne non debba cercare una coppia di assassini pronta a venderle dei farmaci anti ulcera.

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