Qualche volta ci provo a spiegare agli scettici il motivo per cui si ama il calcio. Non ci riesco, e capisco. Capisco che – perdonatemi – la passione per il calcio è come l’amore. Quando si ama, e ti viene chiesto perché, il più delle volte non riesci a spiegarlo. Come si fa a spiegare l’amore? L’amore non è un teorema. L’amore per il calcio, o c’è o non c’è, e poche volte ho visto un ripudio o una conversione.
Ho pensato a questa passione, riguardando un video che ha fatto il giro del mondo in Rete. Rooie Marck, tifoso dell’olandese Feyenoord, malato terminale, per un giorno in campo, coi colori della sua squadra, per una festa. Il giro del campo, l’abbraccio con i suoi amati undici, l’abbraccio con la panchina, l’inno, un pugno sul cuore per dire del suo grande amore per i colori della maglia. Rooie – dicono le cronache – morirà tre giorni dopo quell’indimenticabile festa. Tre giorni sono bastati a Rooie per rendere indimenticabile quel giorno allo stadio, il suo ultimo giorno allo stadio. Rooie nelle immagini vince la sofferenza, dimentica la morte vicina, è felice. Si, felice.
Credo che questa passione, queste immagini debbano essere un insegnamento per tanti: per quei calciatori che truccano e fanno commercio di questa passione, per chi in campo non dà l’anima, per chi sporca il calcio con la violenza, per chi preferisce farne un grande affare cinico e spietato, e basta.
Ecco, Rooie è riuscito a spiegare quel che non riesco a spiegare a chi storce il muso.
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