Caso Mediaset: sentenza attesa per domani

L'ultima arringa della giornata è stat quella di Franco Coppi che ha parlato in difesa dell'ex premier Silvio Berlusconi: doveva essere assolto in I grado. Ghedini: mancano le prove.

Caso Mediaset: sentenza attesa per domani
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31 Luglio 2013 - 10.35


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È attesa per domani pomeriggio la sentenza del processo Mediaset. Domani, intorno a mezzogiorno, il collegio tornerà a riunirsi in camera di consiglio dopo aver tenuto una breve udienza, alle ore 10, per altre cause già fissate. Questa sera termineranno le arringhe dei difensori. L’ex premier Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione (3 condonati) e a 5 di interdizione dai pubblici uffici.

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Per Coppi rimodulando la pena accessoria si rimedierebbe “a un errore palese”, anche se il legale non nasconde che il vero obiettivo del collegio difensivo del Cav – costituito anche da Niccolò Ghedini – è quello di “puntare all’annullamento radicale della condanna: non faccio previsioni e vado in giro con le corna!”.

Coppi: Berlusconi qui non verrà – “Berlusconi qui? No, non si farà vedere, non ha motivo di venire qui”, ha poi aggiunto ai giornalisti il legale dell’ex premier. “La requisitoria non mi pare abbia preso di petto i nostri motivi di ricorso, ha più che altro ripercorso il processo”. “Non credo di parlare due ore, parlerò circa un’ora e mezza”.

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Pg Ciani, discussione può finire stasera – “In teoria la discussione delle arringhe degli avvocati può concludersi anche stasera e penso che domani potrebbe terminare la camera di consiglio per la decisione del processo Mediaset, ma questo dipende anche da quanto parleranno gli avvocati”. Lo ha detto il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, parlando a margine dell’udienza Mediaset. “Siamo un pò tutti sottoposti a stress questi giorni” ha scherzato con i cronisti il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, parlando a margine del processo.

Ciani non si sbilancia in previsioni sul verdetto:: “Bisognerà vedere come il collegio giudicante interpreterà quanto ha sostenuto nella sua requisitoria di ieri il rappresentante della procura, Antonio Mura. Io non faccio l’indovino”.

Ghedini, processo vissuto su filo prescrizione – “Questo è un processo vissuto sempre sul filo della prescrizione, come se si dovesse prescrivere un giorno per l’altro”. Lo ha sottolineato uno dei legali di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, nelle battute iniziali della sua arringa in Cassazione. “Manca nel tessuto della sentenza un elemento probatorio che Berlusconi possa aver partecipato al reato proprio”, ha aggiunto.

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Coppi: il Cav doveva essere assolto in I grado
– “Ci aspettavamo l’assoluzione di Berlusconi fin dal primo grado”, ha detto ancora Coppi, in uno dei passaggi della sua arringa. Per Coppi in questo processo c’è stato un “rigetto immotivato delle richieste difensive” e la sentenza d’appello “è caratterizzata dal pregiudizio” verso Berlusconi.

“Chiedo che la sentenza venga annullata perché il fatto così come prospettato in mancanza di una violazione di una specifica norma antielusiva non è reato, è penalmente irrilevante”, ha poi aggiunto il legale di Silvio Berlusconi nell’arringa in Cassazione al processo Mediaset. Coppi ha fatto esplicito riferimento a pronunciamenti della Cassazione Civile e della Cassazione Penale per circoscrivere un punto, e cioè se ci si trovi o meno di fronte ad una condotta penalmente rilevante. “Questo – ha detto – è un quesito che rimetto alla Corte. Se manca il contrasto con una disposizione antielusiva, l’abuso è penalmente irrilevante – ha spiegato l’avvocato -. Potrà anche esserci un’elusione gigantesca, ma non siamo nell’ambito dell’illecito penale”, ma di fronte ad un illecito “di tipo amministrativo e tributario”.

La giornata di ieri e la requisitoria fiume di Mura – L’ex premier Silvio Berlusconi è stato “l’ideatore del sistema delle frodi fiscali” al centro del processo Mediaset sulla compravendita gonfiata dei diritti televisivi dei film comprati dalle majors americane e la condanna a quattro anni di reclusione deve essere confermata per lui e gli altri tre imputati, ma deve essere ridotta – da cinque a tre anni – la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

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Queste, in sintesi, le richieste della Procura della Cassazione affidate alla requisitoria di oltre quattro ore sviluppata dal sostituto procuratore generale Antonio Mura, uomo di punta dell’ufficio dei pm della Suprema Corte che ha tenuto con il fiato sospeso, per una intera giornata, due dei palazzi romani che contano, Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi.

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