«Magari le marche da bollo in Sicilia resteranno con il vecchio regime, ma non possono pensare di rimediare a decenni di malgoverno con i soldi del terremoto dell’Aquila». Così il sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, in merito alla notizia di una delibera della Giunta regionale siciliana che, secondo quanto reso noto da un articolato intervento del coordinatore provinciale aquilano del Popolo della libertà, Alfonso Magliocco, propone il ricorso alla Corte costituzionale contro la legge che prevede il finanziamento della ricostruzione dell’Aquila tramite l’aumento dell’imposta sulle marche da bollo.
«Telefonerò al presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, perché voglio capire che cosa è successo», afferma il primo cittadino dell’Aquila. «Non credo che la Regione Sicilia abbia qualcosa contro L’Aquila, credo sia un problema di legislazione – conclude – se non vuole la Sicilia non prenderà quell’aumento sulle marche, ma non è che può pensare di farsi i soldi alle nostre spalle».
«E’ bene chiarire subito l’equivoco: la Regione siciliana ha impugnato il provvedimento sull’aumento dell’imposta di bollo da devolvere per il sisma dell’Aquila, perché il decreto sulle emergenze non prevede limiti temporali al provvedimento. Fino a tutto il 2018 nessuno mette in discussione la norma; la questione da noi posta riguarda la destinazione dell’aumento dell’imposta a partire dal 2019». Lo dice l’assessore all’Economia della Regione siciliana, Luca Bianchi, commentando le dichiarazioni del coordinatore provinciale aquilano del Popolo della libertà, Alfonso Magliocco.
«Abbiamo anche scritto una lettera al governo nazionale – aggiunge Bianchi – nella quale manifestiamo la nostra disponibilità a ritirare l’impugnativa qualora l’esecutivo provveda a porre una data al provvedimento. La solidarietà della Sicilia nei confronti della popolazione aquilana non è mai stata in discussione. Il nostro ricorso si basa su una questione squisitamente tecnica».
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