Sembra uscito dalla penna di Fred Vargas, ma il giallo che ruota intorno all’efferato omicidio della giornalista francese Caroline Corvalan è ben concreto. La giornalista di 33 anni è stata ritrovata morta il 24 settembre scorso, in un tombino di Parigi. Il suo corpo era orribilmente smembrato e secondo l’autopsia la morte risalirebbe al periodo che va dal 19 al 25 agosto. Tutto ciò ha reso difficile anche il riconoscimento della giornalista che in passato ha collaborato per alcune edizioni locali di France 3 e per Corse Matin. Come si diceva in certi film anni 70, la brigata anti-crimine di Parigi cerca di fare chiarezza ma “brancola nel buio”. A partire dal movente che non è ancora stato scoperto. Nel corso delle indagini, sono emersi numerosi elementi inquietanti, che rendono la vicenda particolarmente complessa.
Anzitutto, lo strano furto di cui Caroline è stata vittima post-mortem: il 18 settembre, qualcuno si sarebbe introdotto nel suo appartamento parigino facendo sparire il tablet, il telefono, il mantello e il bancomat della ragazza. Sul posto, è stata però dimenticata una macchina fotografica, che secondo persone vicine al dossier, non apparteneva a Caroline, e che oggi rappresenta uno dei principali elementi in mano agli inquirenti.
Il corpo mutilato della ragazza, privo di testa e con gli arti fatti a pezzi, è stato scoperto da un gruppo di operai, circa una settimana dopo il furto, nascosto in un tombino adiacente all’ospedale Bichat. Lo stesso dove la giornalista, a cui era stata diagnosticata una depressione, si era curata qualche mese prima. “Si tratta di un lavoro da professionisti, da specialisti di anatomia”, ha detto una fonte vicina a chi si occupa delle indagini.
Avvolto in un sacco di plastica, i resti del corpo, in avanzato stato di decomposizione, era irriconoscibile, impossibile da identificare con l’ausilio delle impronte digitali. Solo i dati del passaporto biometrico della giovane hanno permesso di risalire al suo nome e cognome. Altro fatto inquietante, le minacce di morte. In un primo tempo, secondo diverse ricostruzioni di stampa, sembrava infatti che fosse la vittima ad essere stata minacciata. In realtà, sarebbe successo il contrario, visto che un uomo avrebbe denunciato in passato ripetute minacce di morte ricevute da parte della ragazza.
“Caroline era curiosa di tutto, curiosa nel miglior senso del termine”, racconta una collega. “Voleva capire, imparare, stare sul campo, stringere contatti”. Tuttavia, secondo alcuni ex-colleghi, aveva anche un lato oscuro, dovuto alla sua depressione, e ogni tanto frequentava ambienti poco raccomandabili. Ora sono in molti a sperare che da quella macchina fotografica ritrovata nel suo appartamento possa emergere qualche elemento che porti alla verità.