Porto fantasma a Molfetta, indagato senatore Pdl Azzollini

Sotto la lente della Gdf in Puglia una presunta maxitruffa da 150 milioni di euro ai danni dello Stato, legata alla mancata realizzazione del porto commerciale.

Porto fantasma a Molfetta, indagato senatore Pdl Azzollini
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7 Ottobre 2013 - 09.46


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Una maxitruffa da quasi 150 milioni di euro ai danni dello Stato legata al nuovo porto commerciale di Molfetta è finita nel mirino del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Bari e del comando provinciale del corpo forestale di Bari e Ravenna. Nell’ambito delle indagini risultano 62 persone indagate a piede libero, tra cui il senatore del Pdl Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta, e sono state emesse due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di un funzionario pubblico e di un rappresentante di una società di costruzioni. Tutti sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali. I militari della Gdf hanno inoltre sequestrato l’intera area del porto commerciale della cittadina pugliese, per la quale appunto erano stati erogati i 150 milioni, di fatto mai utilizzati. Sequestrati anche 33 mln di finanziamenti pubblici non ancora erogati.

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I provvedimenti cautelari sono stati richiesti dai pm Antonio Savasta e Giuseppe Maralfa della procura di Trani dopo oltre tre anni di indagini, partite da una segnalazione dell’autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Secondo le indagini, a Molfetta sarebbe stata messa in piedi una maxi truffa che ha permesso di ottenere, in oltre un decennio, finanziamenti per 147 milioni destinati per il nuovo porto. Ma questi sono stati usati per mettere a posto i conti del Comune e far risultare come rispettato il patto di stabilità. I finanziamenti finora ottenuti ammontano a 82 milioni di euro e sarebbero arrivati grazie a una serie di atti illeciti e interferenze amministrative, a fronte di un’opera che doveva costare solo 72 milioni. Eppure i lavori del porto, appaltati nel 2008, sono ancora in alto mare e difficilmente potranno essere portati a termine a causa della presenza in mare di bombe della seconda guerra mondiale la cui bonifica non è mai stata conclusa.

A carico dell’ex sindaco e presidente della commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini non risulta la richiesta e tanto meno l’emissione di alcuna misura cautelare. Oltre all’utilizzo improprio di una parte dei finanziamenti, l’inchiesta della procura di Trani riguarda anche aspetti di natura ambientale. Gli accertamenti hanno stabilito che i lavori sono andati avanti nonostante non fosse stata mai completata la bonifica delle aree minate.

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Proprio questo ha provocato un rallentamento dei lavori e consentito all’Ati di ottenere 7,8 milioni in virtù di una transazione con il Comune per un risarcimento dovuto proprio all’impossibilita’ di portare avanti i lavori. Secondo gli inquirenti, invece, l’azienda appaltatrice non avrebbe dovuto accettare la consegna dei lavori. Ma, avendoli accettati, non poteva avanzare alcuna richiesta di maggiori oneri dovuti all’allungamento dei tempi. Anche perché la presenza di bombe nell’area era stata ampiamente accertata da indagini preliminari. L’azienda ne era a conoscenza già prima di accettare la consegna dei lavori. Inoltre, diversamente da quanto attestato dai progettisti, l’area di espansione del porto ricadeva nella perimetrazione del sito di interesse comunitario “Posidonio San Vito”, tutelato per la presenza della Posidonia. I materiali di risulta del dragaggio, poi, non sono mai stati smaltiti in maniera regolare ma riversati in una colmata. In questa finivano anche ordigni e proiettili.

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