I carabinieri di Crotone hanno eseguito l’arresto di 17 persone, tutte affiliate alla ‘ndrangheta, responsabili di aver ucciso sette persone nell’ambito di una guerra tra fazioni diverse. L’operazione si è allargata anche sui territori dell’Emilia Romagna, dove da anni le cosche crotonesi concentravano i loro interessi. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, sotto le direttive della quale si è svolta l’attività investigativa che ha portato agli arresti ed alle perquisizioni.
Oltre che in Calabria, l’operazione è in corso in Emilia, Romagna, Lombardia, Piemonte, Campania ed Abruzzo. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, oltre agli omicidi, la detenzione abusiva di armi e lo spaccio di droga.
Decisivo il contributo Lea Garofalo – Sono basate anche sulle dichiarazioni di Lea Garofalo, la testimone di giustizia fatta uccidere a Milano dal marito, Carlo Cosco, le indagini che hanno portato all’esecuzione di 17 arresti da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone nei confronti di affiliati alla ‘ndrangheta. Lea Garofalo, prima che il marito la facesse sequestrare ed uccidere, aveva fornito un importante contributo per svelare gli affari delle cosche della ‘ndrangheta del Crotonese.
Proprio nei giorni scorsi si sono svolti a Milano i funerali di Lea Garofalo organizzati su iniziativa del sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, che ha voluto rendere omaggio alla memoria della testimone di giustizia. La figlia di Lea Garofalo, Denise Cosco, che si è collegata telefonicamente durante i funerali rivolgendo un saluto commosso alla madre, vive da tempo sotto protezione in una località segreta. Oltre Lea Garofalo ci sono stati altri testimoni di giustizia e pentiti di ‘ndrangheta che hanno collaborato con la Dda di Catanzaro per gli arresti fatti la scorsa notte e le cui dichiarazioni sono state riscontrate dai risultati delle indagini svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone.
C’è anche boss Nicolino Grande Aracri – C’è anche Nicolino Grande Aracri, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Cutro, tra le persone destinatarie delle 17 ordinanze di custodia cautelare nell’ ambito dell’operazione dei carabinieri contro alcuni clan della ‘ndrangheta del crotonese.
In particolare gli arresti riguardano vertici e affiliati al clan Comberiati di Petilia Policastro ma, dalle indagini grazie alla svolta impressa con le rivelazioni di Lea Garofalo, sono emersi collegamenti importanti anche con altre realtà di ‘ndrangheta del crotonese come appunto quella dei Grande Aracri di Cutro. Proprio al boss Nicolino Grande Aracri, che attualmente è in carcere, viene addebitato un omicidio nell’ambito della guerra tra cosche scatenata tra la fine degli anni ottanta e la prima decade degli anni 2000.