Ecco perché il razzismo perderà

Gli insulti e le discriminazioni sono destinate al fallimento. Nelle scuole bianchi, neri e gialli crescono insieme e si danno la mano. Trascinandosi il mondo.

Ecco perché il razzismo perderà
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

12 Novembre 2013 - 18.20


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di Onofrio Dispenza

Un’immagine mi suggerisce che quella del razzismo è una carta folle e perdente. Irrimediabilmente. Le parole, gli oltraggi, le bestemmie, le negazioni, i graffiti, le botte e i delitti, le piccole discriminazioni quotidiane e quelle sistematiche, tutte destinate, fortunatamente, al fallimento. Certo, le raccontiamo le news sul razzismo, perché oscenamente continuano ad esserci. Sono lì, una dietro l’altra in un orrido album delle cretinerie, a fare una gara tutta interna.

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Chi la spara più grossa, chi la dice più demenziale, chi ricama la teoria più oscena, chi sciorina il gesto più insulso. Ma tutto inesorabilmente destinato al fallimento. E l’umanità è chiamata a limitare il pattume in un recinto sempre più stretto, fino a soffocarlo.

Quale l’immagine che mi ha fatto pensare al fallimento certo dell’ostinato razzismo che continua ad essere tra noi? Una immagine semplice, una doppia fila di bambini, col grembiulino della scuola materna. Tutti attaccati ad una fune, per disciplinarne la passeggiata, lungo i marciapiedi del quartiere della scuola. Belli, sorridenti e di tutti i colori del mondo. Bianchi, neri, gialli, coi capelli crespi o rossi, biondi o con i capelli lisci e neri. Sorridevano, i bambini e le bambine, felici, e tiravano innanzi la corda. Trascinandosi il mondo.

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