Ricariche telefoniche ai parenti: paga la Regione

Nell'inchiesta sulle spese pazze in Emilia-Romagna spuntano fuori anche rimborsi telefonici destinati a familiari di alcuni consiglieri. E poi il rimborso di una tutina da bebè.

Ricariche telefoniche ai parenti: paga la Regione
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12 Novembre 2013 - 19.48


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di Claudio Visani

E adesso spuntano pure le ricariche telefoniche a parenti, collaboratori e a qualche giornalista amico nell’inchiesta della Procura di Bologna sulle spese facili dei gruppi consiliari della regione Emilia-Romagna.

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È l’ultima anticipazione dopo quelle sui pranzi nei ristoranti vip, i week-end “di lavoro” a Venezia e Amalfi, e lo scontrino da 50 centesimi per la pipì alla stazione dei consiglieri Pd; dopo i banchetti per 50 persone in trattoria, i mega-rimborsi chilometrici e i gioielli per le segretarie dei berlusconiani. E poi ancora le cene di beneficienza e la tutina per il figlioletto dell’assessore che la consigliera Udc Silvia Noè, cognata di Pierfinando Casini, si è fatta rimborsare, così come ha fatto il gruppo Idv con le mimose regalate l’8 marzo alle dipendenti della Regione e l’omaggio floreale a un’amica amministratrice per la nascita della figlia; dopo il divano letto, il phon, i 30 megafoni e le 100 sedie messe in nota spesa dai fustigatori grillini, che fanno del taglio dei costi della politica e della moralità pubblica la loro bandiera ma trovano che sia normale e legittimo pagare con i soldi della Regione il pranzo ai collaboratori, usando i rimborsi come buoni pasto.

E ancora si deve fare chiarezza sull’uso istituzionalmente corretto del “tesoretto” più corposo, quello delle consulenze e delle collaborazioni attivate dai gruppi consiliari e dall’ufficio di presidenza.

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Nei 18 mesi presi in esame dagli inquirenti, i diversi gruppi hanno speso 750mila euro per i contratti fatti ai vari collaboratori, in gran parte ex amministratori o amici di partito. A quasi un milione di euro ammonterebbe invece la spesa sostenuta nel quinquennio 2007-2012 dall’ex presidente Pd dell’Assemblea legislativa, Matteo Richetti – giovane modenese rampante soprannominato anche “il Jfk di Fiorano”, già braccio destro di Matteo Renzi e ora deputato – e dai due vice presidenti – Enrico Aimi del Pdl e Sandro Mandini dell’Idv – per incarichi e prestazioni professionali.

E mentre qualche media locale comincia a scrivere di numerosi avvisi di garanzia che sarebbero in arrivo a breve, il Corriere di Bologna si spinge ad ipotizzare lo scioglimento anticipato dell’Assemblea legislativa (la legislatura scade nel 2015) se l’inchiesta dovesse ulteriormente allargarsi e coinvolgere oltre ai capigruppo anche un numero consistente di consiglieri regionali.

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