Andrea Mameli*
“Non m’interessano le polemiche, non mi interessa sapere il perché. Mi interessa risolvere problemi, cercando di proporre un modello che può evitare altri problemi.”
Inizia così il post [url” Il #Sardolicesimo, i morti e la catena digitale”]http://www.europaquotidiano.it/2013/11/20/il-sardolicesimo-i-morti-e-la-catena-digitale/[/url] scritto da “@insopportabile”, uno degli account twitter italiani più conosciuti. Non conosciamo la sua identità ma sappiamo quanto l’hashtag #allertameteoSAR (proposto da “@insopportabile” il 19 Novembre) sia stato utile.
Ho osservato con attenzione questo fenomeno, perché di fenomeno si tratta, nella notte a cavallo tra il 18 e il 19 novembre e poi nelle ore succssive. Ho riscontrato l’utilità di Twitter per la circolazione di informazioni importanti: gli alberghi e i B&B disponibili per gli sfollati di Olbia, i luoghi di raccolta che spuntano in ogni parte della Sardegna, le procedure per rendere accessibili a tutti le connessioni WiFi, la lista delle strade interrotte, i link alle previsioni meteo e alle immagini satellitari.
Come qualsiasi strumento e atto comunicativo anche i social network possono originare effetti non proprio positivi, come la circolazione di informazioni inesatte o tardive, perché non verificate, o peggio deliberate azioni di disturbo. Ma si tratta di un debole rumore di fondo: il risultato, nel complesso, è estremamente positivo. Anche perché va considerato che tutto è nato e si è sviluppato spontaneamente, nella completa assenza di un coordinamento centrale, com’è tipico nel volontariato digitale. Tra coloro che si sono accorti di questo c’è chi ha confrontato la Protezione Civile, assente sia da Facebook che da Twitter, con la Federal Emergency Management Agency (USA) che invece utilizza i social come qualsiasi altro strumento di comunicazione “nonostante neanche due giorni fa ci sia stata una giornata di studio a Roma proprio sul rapporto tra la Protezione Civile e i social media” ha sottolineato Walter Giannò nel post del 19 Novembe intitolato: [url” Tragedia in Sardegna , Facebook e Twitter protagonisti. La Protezione Civile implementi i “social””]http://www.horsemoonpost.com/2013/11/19/tragedia-in-sardegna-facebook-e-twitter-protagonisti-la-protezione-civile-implementi-i-social/[/url].
Lo stesso Walter Giannò, nel post L’uso dei social nelle emergenze, [url”L’uso dei social nelle emergenze, “Le istituzioni parlano ma non agiscono””]http://www.horsemoonpost.com/2013/11/20/luso-dei-social-nelle-emergenze-le-istituzioni-parlano-ma-non-agiscono/[/url], riporta la testimonianza di Massimiliano Mesenasco, un esperto di Social Media Emergency Management che dimostra quanto siamo ancora indietro.
Impegnativa la domanda che si pone Martina Pennisi su Wired Italia il 19 Novembre [url”“Nubifragio in Sardegna, perché le istituzioni ignorano Twitter?””]http://daily.wired.it/news/ambiente/2013/11/19/sardegna-istituzioni-snobbano-twitter-932843.html[/url]. Ma la risposta, se c’è, non è semplice. Intanto non è detto che all’interno delle istituzioni si trovino le persone giuste. E se anche ci fossero, competenti e preparate, sarebbero in grado di gestire le situazioni che si vengono a creare in rete? Sicuramente non con un coordinamento di tipo tradizionale, ma con un’azione di facilitazione e di supporto. Chissà che uno dei primi provvedimenti della Consiglio Regionale che uscirà dalle elezioni del Marzo 2014 non possano essere misure per la preparazione alle emergenze, ache sotto questo profilo.
Altri effetti dell’uso dei social nel corso dell’emergenza possono giungere del tutto inaspettati, come quello segnalato da Antonino Caffo nel sito del quotidiano La Stampa ( [url”“L’hashtag #AllertaMeteoSAR c’è Ma la Protezione Civile non ancora””]http://www.lastampa.it/2013/11/19/tecnologia/lhashtag-allertameteosar-c-ma-la-protezione-civile-non-ancora-qo4vn49NXsLhgxxatESDGK/pagina.html[/url]): l’attenzione di persone dotate di competenze e creatività, magari in grado di proporre soluzioni come [url”“SardSOS Crowdmap””]https://sardsos.crowdmap.com[/url]: la mappa interattiva delle segnalazioni di centri di raccolta e altre informazioni utili.
In fondo questa catastrofe naturale potrebbe, paradossalmente, rivelarsi utile a stimolare una sana e concreta riflessione intorno alle carenze e alle potenzialità evidenziate in questo giorni.
Intendiamici, qualche utente di Twitter e di Facebook può anche prenderla con leggerezza e postare senza criterio e in maniera compulsiva, facendo perdere tempo e serenità agli altri. Ma in generale non è affatto vero che durante le emergenze l’azione di postare su Facebook o su Twitter serva solo a illudersi di essere stati utili, senza sporcarsi le mani: molto spesso la circolazione delle informazioni (previo controllo della loro veridicità) può rivelarsi molto importante. A volte fondamentale.
*giornalista scientifico
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