Ora ci sono le carte segrete dall’America. Quelle che dovrebbero dimostrare l’innocenza di Silvio Berlusconi, spalancare le porte per la revisione del processo, bloccare la decadenza del Cavaliere e potercelo trovare candidato premier alle prossime elezioni in ticket con Tutankamen.
Carte che saranno sicuramente decisive, che Berlusconi avrebbe potuto far entrare agli atti del processo negli scorsi anni ma che, misteriosamente o miracolosamente, compaiono solo adesso.
Le ha trovate il fido Lavitola? Pare di no, perché ultimamente ha qualche impedimento. Le ha trovate l’ancor più fido Scaramella? Pare di no, perché prima deve finire di fabbricare le prove per dimostrare che Prodi è un afgente del Kgb, che lui le cose non le lascia mai a metà.
Ghedini? Quello non ne azzecca una. De Gregorio? Eh no, quello cose simili le faceva anni orsono, quando fotografava le crociere di Buscetta, causalmente trovandosi nella stessa nave. Feltri? Beh, fuocherello. Datemi il metodo Boffo e io dimostrerò qualsiasi cosa. Però non è lui. Belpietro? Prima deve trovare il suo attentore tra qualche migliaio di fantasmi e ha il tempo libero occupato dalle sedute spiritiche. Chi allora? I più informati dicono che le prove arrivano dal mitico Apicella. E forse hanno ragione: è roba da cantastorie.
Ma non è nemmeno Apicella. E’ una signora americana già collaboratrice di Agrama che da Los Angeles ha appreso della condanna di Berlusconi e ha avuto uno scrupolo di coscienza. Silvio è innocente lo giuro (dalla California).
Che dire? Peppe er Pantera, come testimone a discolpa era più credibile.
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