Non si fermano i “j’accuse” dei parenti di pazienti trattati con le infusioni previste dal protocollo Stamina e che dal discusso metodo non hanno tratto giovamenti. E c’è anche chi ci è morto. E’ il caso di Fermo Magni, 70 anni e due figli, deceduto il 4 giugno 2012, a causa di una gravissima malattia degenerativa, il Parkinsonismo atipico Msa.
Secondo quanto raccontato dalla sorella Cristina in una mail inviata alla redazione di Presa Diretta, l’uomo si è affidato ai trattamenti di Stamina dopo aver ricevuto da Davide Vannoni l’assicurazione che la terapia avrebbe fatto certamente effetto dopo un minimo di cinque iniezioni ma che già dopo la prima o seconda ne avrebbe tratto beneficio. Oggi la donna ha sporto denuncia ai carabinieri, ai quali ha consegnato le fatture richieste per i trattamenti.
“Esattamente quindici giorni prima del carotaggio del midollo osseo avvenuto all’ospedale di Grevadona, in provincia di Como – racconta la signora Magni – mi sono stati chiesti di colpo 35 mila euro, sono in possesso della fattura e la stessa è stata consegnata ai carabinieri di Melzo dietro loro richiesta. Non è una donazione, come sarebbe stato previsto dalle onlus, ma una chiara fattura emessa da Rewind Biotech srl di San Marino. Se non avessi prodotto i soldi nel giro di quindici giorni circa il carotaggio sarebbe slittato in data non definita, altro che comprensione verso i pazienti”.
Dopo le prime iniezioni, l’uomo si sarebbe sentito meglio “ma forse era solo un effetto placebo – spiega la donna – di fatto dopo tre iniezioni nulla era cambiato, stava sempre peggio e non ha potuto concludere il cosiddetto protocollo in quanto nel dicembre 2009 le staminali sono state bloccate e per quanto riguarda mio fratello, mai più riprese”.
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