Marò, l'India rinuncia all'accusa di terrorismo

Ancora un rinvio: la nuova udienza si terrà tra due settimane. La procura chiede che i capi di accusa siano formulati dalla polizia, la difesa si oppone.

Marò, l'India rinuncia all'accusa di terrorismo
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24 Febbraio 2014 - 09.14


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Doveva essere l’ultimo rinvio. E invece, ancora una volta, l’udienza per i due marò italiani detenuti da due anni in India per l’uccisione di due pescatori scambiati per pirati è stata rimandata. Questa volta di due settimane.

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Come da anticipazioni, la procura ha confermato l’intenzione di non processare i due fucilieri con il Sua Act, la normativa anti-terrorismo che avrebbe potuto far condannare i due imputati alla pena di morte. Il procuratore generale indiano, G. E. Vahanvati, nell’udienza di questa mattina ha presentato l’opinione del governo favorevole ad abbandonare il Sua act, ma ha chiesto che i capi di accusa vengano formulati dalla polizia del Nia, l’unità antiterrorismo, che ha svolto le indagini. Una ipotesi a cui la difesa si è opposta, costringendo il giudice a fissare la nuova udienza tra due settimane.

Per l’avvocato della difesa Mukul Rohatgi “è impossibile utilizzare la Nia in assenza del Sua Act”. Il giudice ha allora chiesto alle parti di presentare le loro posizioni fissando per questo un termine di due settimane. All’uscita dell’udienza di oggi, il legale anche anche detto che “con l’eliminazione del Sua Act abbiamo fatto un primo passo. Ora presenteremo le nostre motivazioni avverse al mantenimento della polizia investigativa Nia”.

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