Cresce la sfiducia degli italiani nella scuola

Servizi per l'infanzia solo in poco più della metà dei comuni mentre la domanda non è soddisfatta soprattutto, a Palermo e Roma.

Cresce la sfiducia degli italiani nella scuola
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26 Giugno 2014 - 22.00


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Sale la sfiducia degli italiani nella scuola. Abbandonata in gran parte da figli di genitori che non sono andati oltre la terza media, non funziona più, come dice il Censis, da “ascensore sociale”. Servizi per l’infanzia solo in poco più della metà dei comuni mentre la domanda non è soddisfatta soprattutto, a Palermo e Roma.

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Una volta si studiava per migliorare la propria posizione sociale. Ma oggi il sistema educativo sta perdendo la tradizionale capacità di garantire opportunità occupazionali e di funzionare come strumento di ascensione sociale. Al primo ingresso nel mondo del lavoro, solo il 16,4% dei nati tra il 1980 e il 1984 è salito nella scala sociale rispetto alla condizione di provenienza, il 29,5% ha invece sperimentato una mobilità discendente rispetto alla famiglia di origine. E la scuola non riesce a svolgere la funzione di riequilibrio sociale per i ragazzi provenienti da famiglie svantaggiate. L’abbandono scolastico tra i figli dei laureati è un fenomeno marginale (riguarda solo il 2,9%), sale al 7,8% tra i figli dei diplomati, ma interessa quasi uno studente su tre (il 27,7%) se i genitori hanno frequentato solo la scuola dell’obbligo.

L’uscita precoce dai circuiti scolastici riguarda il 31,2% degli studenti i cui genitori svolgono professioni non qualificate, contro appena il 3,9% di quelli con genitori che svolgono invece professioni qualificate. Tra il 2008 e il 2013 la domanda di lavoro in Italia ha continuato a concentrarsi soprattutto sui livelli di studio bassi, gli unici a registrare un andamento positivo (+16,8%), a scapito sia dei titoli medi (-3,9%), sia di quelli più elevati (-9,9%). In questo periodo sono aumentati del 32,7% i diplomati e del 36,6% i laureati occupati in professioni che richiedono bassi skill. Il fenomeno dell”overeducation’ nel mercato del lavoro riguarda sia le lauree considerate deboli, come quelle in scienze sociali e umanistiche (43,7%), sia le lauree ritenute più forti, come quelle in scienze economiche e statistiche (57,3%), e tocca anche un ingegnere su tre. Di fatto, oggi in Europa due terzi dei giovani tra 18 e 29 anni si dichiarano ottimisti verso il futuro, in Italia la percentuale si ferma al 47,8%.

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Solo il 55% dei comuni italiani ha attivato servizi per l’infanzia (asili nido e servizi integrativi), arrivando a soddisfare appena il 13,5% dell’utenza potenziale. Nei comuni capoluogo di regione la domanda insoddisfatta è pari al 35,2%. I comuni con i dati peggiori sono Palermo (71,9%) e Roma (67,3%), mentre sul versante opposto ci sono Torino (che riesce a soddisfare l’intera domanda effettiva) e Milano (solo il 4,9% di domanda insoddisfatta). Problemi organizzativi, carenza di posti disponibili, scarsità di risorse finanziarie, aumento dei costi da sostenere per rette e servizi di mensa, necessita’ di supplire ai bisogni quotidiani di materiali didattici e non finiscono per incrinare il rapporto fiduciario tra famiglie e sistema scolastico.

Nell’anno scolastico 2013/2014 risulta ‘disperso’ nell’arco di un quinquennio il 27,9% degli studenti, pari a circa 164 mila giovani. Complessivamente, si può stimare che la scuola statale ha perso nel giro di 15 anni circa 2,8 milioni di giovani, di cui solo 700 mila hanno poi proseguito gli studi nella scuola non statale o nella formazione professionale, oppure hanno trovato un lavoro. Durante la frequenza l’11,4% degli studenti abbandona gli studi tra il primo e il secondo anno, e un altro 2,5% tra il secondo e il terzo anno. Non a caso, nel 2013 il 77,9% dei giovani italiani di 20-24 anni risulta in possesso di un diploma, contro una media europea molto piu’ alta, pari all’81,1%.

Nel settore dell’istruzione aumentano i ricorsi al Tar. Nel 2012 sono stati depositati 1.558 procedimenti amministrativi, con un incremento del 17,1% rispetto all’anno precedente. Solo il 10% dei genitori partecipa alle elezioni degli organi collegiali. Il 33,5% dei dirigenti scolastici lamenta che nel proprio istituto l’atteggiamento ormai prevalente tra il personale è la demotivazione e la sfiducia, mentre il 24,6% sottolinea che l’atteggiamento collaborativo da parte delle famiglie è diminuito in maniera significativa.

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