Prostituzione ai Parioli: rinvio a giudizio per 60 clienti

Non ci saranno accordi tra accusa e difesa sulla pena da infliggere, né ci saranno patteggiamenti da sottoporre all'ok del giudice.

Prostituzione ai Parioli: rinvio a giudizio per 60 clienti
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2 Luglio 2014 - 18.12


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La procura di Roma chiederà in tempi brevi il rinvio a giudizio degli oltre sessanta clienti (tra cui anche Mauro Floriani, marito della parlamentare Alessandra Mussolini) coinvolti nel secondo filone di indagine sulle due ragazzine studentesse di 15 e 16 anni che si prostituivano in un appartamento ai Parioli, quartiere ‘bene’ della Capitale. Non ci saranno, quindi, accordi tra accusa e difesa sulla pena da infliggere, non ci saranno patteggiamenti da sottoporre all’ok del giudice.

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Ieri è arrivata la prima sentenza: gli otto imputati accusati di sfruttamento alla prostituzione di due minorenni, nell’appartamento del quartiere Parioli, sono stati tutti condannati. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi dovrebbero completare gli ultimi accertamenti per i 60 imputati entro l’estate senza neppure dover attendere i novanta giorni che il gup Costantino De Robbio si è preso per motivare la condanna dei primi otto imputati giudicati ieri con il rito abbreviato.

La sentenza, che ha pienamente confermato l’impianto accusatorio, rappresentava per i magistrati della procura un importante banco di prova perché qualsiasi decisione presa dal giudice avrebbe avuto inevitabili ricadute anche sul secondo procedimento ancora aperto. E così la condanna a un anno di reclusione, con la sospensione della pena (che i pm non avrebbero voluto concedere) inflitta ai clienti Gianluca Sammarone e Francesco Ferraro, la cui posizione è sostanzialmente equiparabile a quella degli altri sessanta ancora in sospeso, costituisce un chiaro segnale per le difese.

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Sentiti a verbale, tutti hanno negato di aver consumato prestazioni sessuali con le ragazzine, ma sono ugualmente finiti nei guai perché riconosciuti in foto dalle due minorenni o perche’ traditi dalle intercettazioni telefoniche o dai servizi di appostamento dei carabinieri che gravitavano intorno allo stabile dei Parioli dove avvenivano gli incontri a pagamento. Dei clienti appena una decina era orientata a concordare una pena con la procura, quantomeno per evitare la pubblicità negativa legata a un pubblico dibattimento.

Ma i pm, forti anche della sentenza di ieri, si sono ancor più convinti dell’opportunità di seguire la via ordinaria, depositando gli atti e firmando poi le richieste di rinvio a giudizio. Poi se davanti al gup qualcuno volesse optare per un rito alternativo, la posizione sara’ valutata caso per caso.

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