Da oggi, 21 novembre 2014, un componente della redazione di Sardegnablogger è sottoposto ad un’azione disciplinare da parte dei vertici dell’ente per il quale lavora. Gli vengono contestati i contenuti di un post scritto qualche giorno fa per la nostra testata, parole e toni ritenuti in contrasto con il codice etico di quell’Ente e meritevoli, secondo i promotori dell’azione, della più netta censura.
Il post contestato è stato pubblicato su Sardegnablogger martedì scorso ed era intitolato “La figa al potere: un disastro sociale”. Potete rileggerlo seguendo questo [url”link”]http://www.sardegnablogger.it/figa-potere-disastro-sociale/[/url].
La firma è di Marco Zurru.
Marco non è un giornalista rampante alla ricerca di visibilità, non è neppure uno di quei ragazzini che bivaccano tutto il giorno sulla tastiera alla ricerca del post brillante e della grandinata di like.
Marco Zurru è un intellettuale, un sociologo dell’economia dell’Università di Cagliari, ha cinquant’anni e una decina di pubblicazioni alle spalle su diverse tematiche di interesse sociale,
Marco è un testimone dello sgretolarsi dei valori della civiltà e la sua penna racconta questa catastrofe. Fedelmente e senza compromessi.
Marco fa parte della redazione di Sardegnablogger dal 24 settembre 2013, lo stesso giorno in cui questa entusiasmante avventura è iniziata. L’ho chiamato io a farne parte e ne vado orgoglioso.
Veniamo al punto.
Il post di Marco Zurru è stato scritto poche ore [url”dopo l’intervista di Alessandra Moretti al Corriere della Sera”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=65452&typeb=0&I-m-lady-like-ce-lo-insegna-la-moretti[/url].
In quell’intervista la Moretti postulava l’importanza dell’aspetto esteriore in una donna che fa politica e sosteneva che una come Rosy Bindi “mortificava” la bellezza.
Io, Marco Zurru e chissà quanti altri abbiamo pensato che non ci fosse alcuna differenza sostanziale tra certe barzellette vergognosamente sessiste recitate ai suoi tempi da Berlusconi e la violenza di quelle parole, pur pronunciate con voce suadente da questa ambiziosa interprete del renzismo.
“Per fortuna non siamo come loro”, ha rincarato la Moretti, quando gli intervistatori le hanno chiesto cosa la separasse dalle politiche della passata generazione della sinistra.
Pensavamo tutti che essere belle per poter fare politica fosse una condicio sine qua non dell’era berlusconiana e al berlusconismo dovesse essere confinata.
Cosa c’entrano un paio di occhi azzurri e due gambe affusolate con le idee, la competenza, la capacità?
Lo capiscono tutti.
La bellezza non è una colpa, ma è una colpa quando si imputa a qualcun altra di non possederla. Non ci stiamo confrontando sul concorso di Miss Italia, ma sulle doti per poter governare un paese in crisi.
Dover ricordare queste ovvietà è quasi umiliante.
Invece no.
Questo concetto della bellezza fisica come valore della politica al femminile è sopravvissuto a quella fase, penetrando prepotentemente nel Partito democratico.
È un pessimo segnale: rivela quanto l’arco costituzionale sia ormai melassa indistinta e quanto cagionevole sia la salute della nostra democrazia.
Marco ha condensato questi concetti in un post depurato da eufemismi e metafore, affinché la preoccupante pochezza di certe affermazioni fosse chiara, scolpita con un linguaggio schietto e senza concessioni.
Ha auspicato, nell’incipit del suo pezzo, un intervento delle femministe per censurare le parole della Moretti.
Quella riflessione ha avuto quasi ventimila visualizzazioni, ha strappato applausi e scatenato la contestazione di chi lo ha giudicato volgare e sessista.
Qualcuno ha giudicato scandaloso il commento di Marco alle parole della Moretti, non le parole della Moretti.
Poche ore fa abbiamo saputo che il Rettore dell’Università di Cagliari ha emesso una nota stampa in cui esprime disapprovazione ed annuncia una azione disciplinare nei suoi confronti.
Ne siamo sorpresi ed amareggiati, ma chi fa informazione senza compromessi deve mettere in conto queste seccature: capitano.
Però siamo convinti che prevarrà il buon senso e la buona fede di Marco sarà riconosciuta. Se questo non dovesse accadere, sarà la libertà di espressione ad uscirne mutilata.
Fino al momento del verdetto, la redazione di Sardegnablogger sarà schierata in modo compatto accanto a Marco Zurru.
Un brillante intellettuale, uno scrittore di talento, un uomo perbene.
Un uomo perbene, soprattutto.