L’annuncio, a quanto pare, ha già scatenato le ire del centro destra cittadino, già impegnato a contestare l’imminente arrivo di altri 1300 profughi nelle province piemontesi: a partire dal prossimo anno accademico, l’Università di Torino azzererà le tasse per i rifugiati. Il provvedimento rientra in un programma di incentivi appena varato dall’ateneo sabaudo: tra i beneficiari, oltre ai rifugiati, ci sono le studentesse in stato di gravidanza, che potranno usufruire di una riduzione del 50 per cento delle tasse di pertinenza dell’Università. Per quanto riguarda i rifugiati, l’esonero dalle tasse avrà durata di due anni: potranno usufruirne tutti gli studenti che abbiano già ottenuto lo status di ai sensi della legge 763 del 1981 “e che versino in accertato stato di bisogno ai sensi dell’articolo 9 della legge stessa”.
“Contrariamente a quanto suggerito dalle polemiche nate in queste ore – spiegano dall’ateneo – il provvedimento non riguarda indiscriminatamente qualsiasi straniero che sbarchi in Italia su un gommone, ma solo quanti abbiano già ottenuto la protezione internazionale e soddisfino gli altri requisiti fissati”. Al momento, l’università di Torino risulta la meno cara del nord Italia: con questo nuovo programma di incentivi – che sposta tra l’altro da 11 a 12 mila euro la soglia per la prima fascia contributiva – l’ateneo punta ad aumentare ulteriormente gli iscritti, probabilmente anche per porre rimedio a una possibile emorragia di studenti dopo la chiusura della sede di Palazzo nuovo, che dalla scorsa primavera è oggetto di lavori bonifica dopo il ritrovamento di tracce d’amianto. A tal proposito, il rettore Ajani – che in queste ore sta incontrando gli studenti – ha fatto sapere che intende recuperare i locali entro il prossimo settembre. (ams)